Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il nuovo medioevo. Proposta la censura dei libri di alcuni scrittori ribelli.

 Era il lontano 1482 quando i vescovi di Würzburg e di Basilea emanarono alcuni ordini di censura ecclesiastici per impedire la diffusione degli scritti eretici che proprio in quel periodo trovarono ampia diffusione.  Sarà  nel 1487  che papa Innocenzo VIII propose  il cosiddetto imprimatur e  l'editto di Worms  sottoporrà tutti i libri al controllo episcopale. Nel 1559,  apparirà un elenco dei libri vietati, il c.d.  Index librorum prohibitorum, che ebbe vita fino al 1948. Solamente  nel 1965 la Chiesa cattolica abolirà formalmente la censura.
Dico formalmente perchè in sostanza tale forma di censura verso libri eretici da parte della Chiesa non è mai venuta meno.
Ma da quanto pare comprendere qualcuno oggi giorno rimpiange quei tempi. Rimpiange i tempi della censura preventiva, le liste dei libri vietati.
Tra sindaci sceriffi, tra banditori locali, e tanto altro quello che viviamo oggi è niente di più niente di meno che una rude riproposizione del medioevo .
Wu Ming, Valerio Evangelisti, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Giorgio Agamben, Girolamo De Michele, Vauro, Lello Voce, Pino Cacucci, Christian Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari e tanti altri rischieranno di non vedere più le proprie opere culturali nelle biblioteche comunali del veneto. Ciò perchè molti di questi scrittori, ai quali va tutta la mia piena ed incondizionata solidarietà sia umana che culturale, nel 2004 firmarono una petizione a sostegno dell'ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac)  ovvero Cesare Battisti chiedendone la liberazione. 
Tale proposta è stata  lanciata nei giorni scorsi dal sindacato di polizia Coisp ed è stata immediatamente raccolta a Martellago dove  è stata presentata da Paride Costa , consigliere del Pdl. Ma ecco che  l'assessore alla cultura della Provincia di Venezia Raffaele Speranzon rilancia tale iniziativa sostenendo la rimozione dei testi della cultura ribelle, dalle biblioteche civiche e da quelle scolastiche del veneziano

Che ciò accada nel 2011 deve allarmare, ma la Venezia colta certamente saprà fare la sua parte, si ribellerà a tale folle proposta medievale, autoritaria.
La cultura non deve esser soggetta a nessuna censura, sia essa preventiva che successiva, la cultura non si processa.

Marco Barone

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