La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Fischia il vento.

Fischia, fischia, fischia il ribelle vento per le vie del Re Tagliamento.
Dal ciel rosso sangue della Tunisia, alle strade viaggianti di Tirana, dalle terre di Algeria, alle vie colte di Atene, dalle distese calde spagnole, ai borghi di Dublino,dalle periferie parigine,alle speranze di rivolta italiane.
Fischia, fischia, fischia il vento ribelle, in quel sistema  che decantando il proprio autoritario potere,
debellato dalla sete di giustizia sociale, e dalla fame proletaria della vecchia liberta', affondera' nell'ignoranza del loro  non esser paciere.
Palazzi isolati, palazzi assediati, dall'esercito disarmato, dal popolo determinato.
Andar contro, contro il vento ribelle, contro la danza rivoluzionaria, contro la classe operaia, contro la volonta' Gaia, altro non sara' che futile tentativo di salvar il proprio perduto io.
Banchetti imperiali, orge messianiche nel ricordo del caduto Impero Romano o della sospirata corte del Re Sole, travolge la brama di potere in tal tempo del non nostro volere.
Corti, schiavi, servi e padroni, doni pagani nel fasto del suon di arpe nel ballo dell'iniquita', ecco il buio che  trionfera' nel sorriso collettivo per la seduzione del loro Dio.

Ridi, ridi, ridi, ma fischia il vento, mio non caro potere,
fischia il vento ribelle,
e tempi duri giungeranno per noi tutti,
ma il sogno del cambiamento,
la sete per la vita,
la fame nella vita,
sazieranno e disseteranno il proletario amore,
per sventolar sulla cima del monte Liberta',
la rossa bandiera.
Fischia il vento, vento del sud, vento del nord, vento dell'est,vento dell'ovest, ora per noi, domani su di voi.

Marco Barone 

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