C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

La repressione preventiva continua: trovate microspie a casa di compagni.

La giornata odierna tra aggressioni nei confronti dei giornalisti, qualche incidente a Napoli e Milano, è rappresentata alla perfezione da tre elementi.
Il primo è il  boato di gioia che si è levato dal corteo degli studenti che sfila per le strade di Roma all'annuncio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è detto disponibile ad incontrate una delegazione di studenti.
 Da ciò si comprende chiaramente la estrema fiducia riversata dagli studenti , o parte di essi , nei confronti delle Istituzioni e nel ruolo rivestito dal Presidente della Repubblica.
Detto in poche parole è stato istituzionalizzato il conflitto sociale.
Ciò può essere valutata come cosa positiva o negativa dipende da che idea si ha del sistema e del funzionamento dell'attuale società.
Il secondo elemento è dato dalle dichiarazioni del Segretario del più grande sindacato dei lavoratori italiano, la CGIL:  "Nessuno esclude lo sciopero generale, ma per ora a nostro avviso non ci sono le condizioni".
Quindi, a questo punto è più che chiaro che lo sciopero generale verrà convocato in piena campagna elettorale per supportare il Pd nella cacciata del governo Berlusconi.
Sentir dire che da settembre ad oggi non ci sono le condizioni per indire uno sciopero generale è a dir poco grave.
Ma anche ciò non deve stupire, ci sono interessi più importanti da proteggere,ovvero i loro interessi di potere.

 
Il terzo elemento è dato da un comunicato inoltrato dalla Panetteria Occupata, storico centro sociale di Milano.
La Panetteria Occupata è da anni che viene presa di mira su vari fronti. Da indagini per associazione sovversiva ad accuse di essere fiancheggiatori delle BR, per non parlare dello scandalo suscitato per aver invitato tempo addietro Irmgard Moeller, militante della banda Baader-Meinhof “unica sopravvissuta al massacro dei prigionieri nel carcere di Stammheim del 18 ottobre 1977”, accompagnata dal suo legale e anche dall'avvocato del fondatore della RAF, Andreas Baader, che  ha presenziato all'incontro.

Chiaramente ora non esiste la libertà neanche di poter affrontare discussioni e confronti di grande portata storica e politica con chi ha determinato anche radicalmente e duramente conflitto sociale.
La democrazia bella o brutta che sia permette anche questo ed è cosa giusta ricordarlo.
Dopo la microspia ritrovata nel contatore elettrico della Panetteria Occupata, nel mese di novembre sono stati rinvenuti a casa di alcuni compagni (in un amplificatore, nella cappa della cucina e in un televisore catodico) degli apparecchi con microfono e trasmettitore da 300 Mhz con una portata di 2-300 metri. In un caso con l’aggiunta di un telecomando di attivazione a distanza (da alcune centinaia di metri) e in un altro con l’aggiunta di una microcamera collegata a trasmettitore in banda UHF della medesima portata.
Ecco quanto viene denunciato dalla Panetteria Occupata.
Nel cui comunicato si legge anche che "non è la prima volta e di certo non sarà l’ultima che compagni e compagne si accorgono di essere oggetto di attenzioni particolari da parte della magistratura, delle forze di polizia, dei servizi segreti ma ci preme sottolineare quanto la presenza di una videocamera nella propria  abitazione risulti una violenza particolarmente odiosa".


Non è certamente un periodo facile quello oggi giorno vissuto da tutti noi.
In Italia si vuole ammorbidire il conflitto sociale. Si provoca, si reprime, si annienta il dissenso.
Il problema di fondo è dato proprio dal controllo esercitato da determinate realtà dalle quali è necessario sganciare la propria dipendenza e gettar via quel velo di falsa protezione offerto da queste strutture sindacali e partitiche, perchè altrimenti situazioni di radicalizzazione del conflitto come quelle francesi, come quelle di Atene, in Italia non si realizzeranno nè oggi nè domani .
Certo non voglio dire che radicalizzare il conflitto sia semplicemente  e banalmente solo bruciare auto, rompere vetrine e cose similari, radicalizzare il conflitto vuol dire maturare propria indipendenza da chi si permette oggi di dire che in Italia non esistono le condizioni per attuare sciopero generale, da chi vuole strumentalizzare le lotte per campagne elettorali, da chi vuole usare il disagio  generazionale esistente solo per determinare il proprio potere.
Questo vuol dire radicalizzare il conflitto, ovvero essere indipendenti dai padrini del potere siano essi di sinistra che non.
Queste giornate ancora una volta conferiranno grande riflessione. Tra tentativi, forse riusciti di dividere il movimento di lotta conflittuale, penso ad esempio alla lettera aperta di Saviano, tra provocazioni di Stato, e repressione preventiva  gli elementi non mancheranno certamente.
L'importante è confrontarsi e convenire ad una soluzione immediata perchè l'anno 2011 sarà uno degli anni più duri da dover affrontare semplicemente perchè la loro crisi diverrà la nostra crisi che pagheremo pienamente ed a duro prezzo.Quella vissuta in questo anno è solo una piccola anticipazione di ciò che deve ancora,ahimè, realizzarsi.

Marco Barone




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