La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

La limousine di Bologna.

Strana serata quella di questo momento che segue le feste natalizie.
Strage nel vibonese, uccise cinque persone, sterminata intera famiglia per motivi futili, per non parlare poi di Belpietro che evidenzia l'esistenza di un  finto attentato a Fini, quando in realtà chi ha proprio vissuto un finto attentato sulle sue spalle e con tanto di colpi di pistola sparati contro un fantasma  è stato proprio il non sig. Belpietro.
Storia dei giorni nostri.
Storia di questa Italia che ogni dì regala tragedie a volte drammatiche come quella di Vibo,a volte meschine come quella di Belpietro.
Ma torniamo per un momento al titolo di questo breve articolo.
Limousine a Bologna.

Serata deserta, nel senso che le strade sono proprio deserte, vuote, desolate, sì, deserte.
Ed ecco che ad un tratto mentre osservi il cielo splendere sul capo della città, ecco che dal nulla ti spunta una enorme, immensa, infinita, limousine bianca.
Bianca come la neve che viene sparata a tutta gioia dai cannoni meccanici per innevare le piste di sci.
Vedi tante ragazze scendere da quell'auto che festose, invitano i passanti, pochi, pochissimi ad andare a qualche spettacolo.

Ecco la diavoletta con le corna a punta, tutte rosse, seguita da una fatina tutta angelica e sorridente, e poi tante altre di cui sinceramente non ho capito che personaggio volessero mai rappresentare.
Sarà il freddo che ha  bloccato il funzionamento di qualche neurone?
Non è dato sapere.

 Intanto mi chiedo ma quale sarà  mai lo spettacolo?

Quando all'improvviso ecco giungere l'auto della polizia.
Lampeggianti blu, senza sirena.
Suspence.

Scende il poliziotto.
Interroga le ragazze.
Cerco di capire di cosa mai possano parlare.
Tante ragazze, tutte vestite in modo follemente assurdo ed il poliziotto.
Forse intralceranno il traffico deserto della metropoli paesana.
Dilemma.
Mistero.
Ecco che lentamente vedi qualche passante  osservare incuriosito e con sorriso amaro sulla bocca quella scena tutta teatrale.
Chissà mai di cosa parlavano.
Chissà.
Riprendo il mio cammino in compagnia della vita, e decido di riprendere a conciliarmi con la natura vivente.
Cielo stellato in una notte fredda e gelidamente invernale.
A Vibo Valentia hanno ucciso cinque persone, Belpietro parla di finto attentato a Fini, a Bologna in una notte senza senso, follemente dionisiaca, una limousine porta a gironzolar per le vie della falsa metropoli un tempo rossa, oggi senza colore, delle ragazze per invitare le persone a dilettarsi in qualche locale celato dai portici ribelli.
Questa riflessione ai più forse non dirà nulla, ma in realtà contiene dentro tutta quella eterogeneità che caratterizza la nostra cara martoriata Italia.


Marco Barone

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