Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il Papa, l'amore e la povertà.

Quando parla il Papa  che è  il sovrano dello stato della Città del Vaticano, quindi, il Capo di uno Stato Estero,i media italiani, di norma riservano gran spazio alle sue riflessioni ai suoi pensieri alla sua intromissione negli affari di altro Stato quale l'Italia.

Questo fattore è importante  ricordarlo, ovvero che il Papa è il Capo di altro Stato.


Uno Stato  che per quanto piccolo possa essere in realtà vanta il reddito pro capite più alto del mondo.

E' custode delle opere d'arte più rilevanti dell' intera umanità.

Detto ciò veniamo alle parole del Capo di questo Stato espresse nella giornata di sabato.

La sua attenzione si è soffermata sul concetto di amore.


“Certo – ha riconosciuto il Santo Padre – costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore”, ma si è detto sicuro che i giovani dell’Azione Cattolica non hanno “paura della fatica di un amore impegnativo e autentico” giacché è “l’unico che dà in fin dei conti la vera gioia!”. Anzi, ha proseguito il Papa, “c’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù”.
http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=435130

 Il termine amore, quello prevalentemente utilizzato nei vangeli e quindi richiamato dalla Chiesa deriva dal greco αγάπη. 


Ma cosa vuol dire Amore? 

Molti scritti, molte poesie, molti quadri sono stati dipinti ispirandosi all'amore.

L'amore è l'emozione. 

L'amore è la massima congiunzione dell'individuo nell'individuo amato.Non si può definire l'amore, la percezione della sua essenza, questa è meramente soggettiva così come lo è il vivere  in sostanza l'amore con tutte quelle sensazioni, vibrazioni,ansie, attese, affanni, lacrime, sorrisi, che lo caratterizzano.

In poche parole l'amore non è altro che espressione di vita, se non vita stessa.

Ma ciò che voglio  sottolineare è che la massima espressione dell'amore per la vita è quella vissuta nell'umiltà e nella coerenza di quei principi e valori da cui si tende a maturare ispirazione.

La Chiesa dovrebbe dare esempio di ciò. Visto che il loro Gesù a cui si richiamano spesso ha conferito grandi insegnamenti sul punto,specialmente sul concetto di povertà.
E credo che la povertà sia il punto più profondo ove toccare e vivere il senso dell'amore.
Gesù nel Vangelo di Matteo cap.10,9, invita i suoi discepoli con queste parole. "Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento".

Se i rappresentanti della Chiesa seguissero l'esempio di chi ispira il loro fondamento religioso sicuramente sarebbero più credibili. Si è vero per esempio che  Giovanni Paolo II ha venduto oggetti suoi personali  per ricavare denaro per aiutare economicamente i poveri, ma è altrettanto vere che le ricchezze materiali della Chiesa sono così incommensurabili, per non parlare delle relative agevolazioni fiscali che ricevono dal nostro paese e quindi che in realtà paghiamo tutti noi, che l'esempio di Giovanni Paolo II è cosa sì importante ma irrilevante rispetto a quello che la Chiesa dovrebbe fare, ovvero spogliarsi di tutti i beni materiali, rinunciare a tutte le ricchezze, a tutte le proprietà, ovvero semplicemente attuare il volere di Gesù.


Allora forse la Chiesa sarebbe coerente e avrebbe tutti i diritti di questo mondo di parlare di Amore, e sacrificio nell'Amore.

Non si possono accettare moralismi sull'amore da chi vive nel pieno materialismo, non si possono accettare insegnamenti sull'amore da chi è chiuso nell'anacronismo più bieco, non si possono accettare insegnamenti sull'amore da chi in realtà professa giorno dopo giorno, con il suo modus operandi, tutt'altro che amore per la vita, per la povertà e verso la povertà.

Marco Barone






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