La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Goodbye democracy



Breve premessa.
Suggerisco la lettura di questa mia riflessione ascoltando summer 78 tratto dal film goodbye Lenin al quale mi sono ispirato per la stesura dei pensieri che seguiranno.


Goodbye Democracy.

Leggera bora soffia sul molo Audace di Trieste.

E' profonda notte tra il Bacino di San Giorgio ed il Bacino di San Giusto del Porto

Vecchio.

Notte ove emerge l'immensità del golfo triestino , il docile suono dell'acqua di mare di confine, le strade tortuose carsiche che congiungono l'affascinante Opicina alle luci blu sogno che incorniciano Piazza dell'Unità.

Il tutto racchiuso in un pugno elevato al cielo.

Riflessi di vita sullo specchio d'acqua salata sovrastano la mente umana ora schiaffeggiata nell'assopimento dell'individualismo bieco.

Goodbye democracy.

In questa strana notte, osservo in lontananza, la statua della democrazia annegare sulla linea di confine, ove reti metalliche dividono storie di vita e sofferenze identitarie.

Acqua di mare di confine vaporizzata nella falsità dell'ipocrisa teatrale sistemica,

cade giù lentamente,dal cielo notturno, per gridare alla cecità umana che Trst è di

tutti, è del popolo.

Il popolo.

Cosa mai è popolo. L'Italia ha un popolo?

Goodbye democracy.

Ecco invocare il popolo .

Gianfranco Fini.

Le sue parole scorrono nella mia mente come i titoli di coda di un vecchio e triste

film d'epoca. Era la prima Repubblica.

Ricatti, corruzione, potere.

E'la seconda Repubblica.

Sempre il solito maledetto potere.

Potere.

Sento la voce del non mio fratello massone chiamato nella Milano borghese "Berlusca" dire che il meglio del popolo Italiano in questo momento è rappresentato dall'esercito di guerra, in missione di guerra nelle terre afgane...


Ma odo anche le parole della donna manovrata dal potere nel potere.

La sig.ra Emma.

Salutata nel summit padronale dal leader della CGIL e Bersani in modo affettuoso, guancia con guancia.

Peggio del bacio di Giuda.

Padroni che negano l'esistenza della precarietà, che dicono che in Italia rispetto ad altri paesi made UE, solo il 6% di contratti di lavoro sono flessibili. Pochi. Bisogna flessibilizzare di più, ancora.

Ecco la crisi creata dal sistema per destabilizzare il presente,l'esistente, forgiare nuove regole annientando le tutele dei lavoratori incrementando il profitto.

La scuola Marchionne è conseguenza di ciò.

Non più padroni e sfruttati.

Ma datori di lavoro, padri di famiglia, e servi.

Mai servi.

Mai servi.

Goodbye democracy.

La bora soffia.

La bora carpisce la rabbia.

La bora è rossa.

Democrazia autoritaria, repressiva.

Democrazia di regime.

Dittatura democratica.

Non più democrazia.

Goodbye democracy.

Occupate le strade dai sogni per conquistare la democrazia socialista.

Occupate le strade "disoccupate dai sogni" per rivendicare la libertà di essere.

Prospettiva, divenire dunque democrazia con il popolo, nel popolo, per il popolo, stretta nell'amor rivoluzionario.

Solo allora dirò benvenuta democrazia.

Marco Barone

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