La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Resoconto sull’assemblea pubblica a Nuova Delhi per esigere l’inchiesta giudiziaria sugli omicidi di Azad e del giornalista Hem Chandra Pandey

Riportiamo e diffondiamo il resoconto dell’assemblea pubblica tenuta il 3 agosto a New Delhi sugli omicidi extralegali di Azad e Hem Chandra Pradey. Il testo originale è in http://www.icawpi.org/index.php. La traduzione sottostante è basata sulla traduzione prodotta e diffusa dal Campo Antimperialista, consultabile su http://www.campoantimperialista.it/. Ringraziamo il Campo Antimperialista per la traduzione che hanno messo a disposizione e per l’attenzione che dedicano alla resistenza del popolo indiano.

Comitato Stop Green Hunt


3 agosto: Un’assemblea pubblica a Nuova Delhi esige l’inchiesta giudiziaria sugli omicidi di Azad e di Hem Chandra Pandey

Resoconto sull’assemblea pubblica a Nuova Delhi per esigere l’inchiesta giudiziaria sugli omicidi di Azad, portavoce e memro del Politburo del Partito Comunista dell’India (maoista), e del giornalista Hem Chandra Pandey

L’assemblea pubblica per chiedere un’inchiesta giudiziaria sugli omicidi di Azad, portavoce e membro dell’ufficio politico del CPI (Maoista) e del giornalista Hem Chandra Pandey a Rajendra Bhavan, Nuova Delhi, ha visto la partecipazione di molti cittadini eminenti di fronte a una sala colma. Il dott. B. D. Sharma, già commissario nazionale per le caste e tribù registrate del governo indiano, ha presieduto l’incontro e vi ha dato inizio, richiedendo al pubblico un minuto di silenzio in memoria di Azad e Hem Chandra Pandey. Il Dott. Anup Saraya, noto medico e attivista per i diritti democratici, si è unito all’assemblea per dare inizio ai lavori.


G. N. Saibaba ha dichiarato dalla presidenza che, al momento in cui è stato ucciso, Azad stava preparando il terreno per colloqui del suo partito col governo indiano tramite l’intermediazione di Swami Agnivesh. Il modo e le circostanze in cui lui e Hem Pandey sono stati uccisi ha scatenato un pubblico movimento di protesta. L’esigenza di un’inchiesta giudiziaria sulle circostanze del loro assassinio è forte.


Haragopal, professore emerito dell’Università di Hyderabad, ha espresso il suo dolore per questi assassinii e ha dichiarato che un dirigente rivoluzionario è stato ucciso mentre portava un messaggio agli organi dirigenti del partito sugli ultimi dettagli dei colloqui proposti. La lettera di Azad in risposta alla proposta di dialogo dice chiaramente che il suo partito, un partito che combatte per rendere più umana la nostra società, era più che disposto a sedere al tavolo delle trattative. Il popolo dell’India chiede al governo indiano perché Azad è stato ucciso mentre portava un messaggio di pace. Il paradosso dei nostri tempi è che chi parla di pace porta avanti la guerra, mentre chi è accusato di aver dichiarato guerra allo stato indiano è quello che si impegna di più per la pace. Haragopal ha quindi ricordato l’esperienza dei colloqui tenutesi tra il governo dell’Andhra Pradesh da una parte e il PCI(M-L) (Guerra Popolare) e Janashakti dall’altra, dichiarando che sentiva lo stesso senso di colpa provato ora da Swami Agnivesh per l’uccisione di molti Naxaliti coinvolti in quel processo di dialogo, che infine fallì nel 2004. Il prof. Haragopal ha inoltre dichiarato che tradendo ripetutamente il processo di dialogo il governo ha ripetutamente tradito le speranze delle masse del paese, che vogliono la pace.


Sumit Chakravartty, redattore di “Mainstream Weekly”, ha distribuito un opuscolo in memoria di Azad. L’opuscolo è stato firmato dagli “Amici di Azad”. Chakravartty ha osservato che l’omicidio a sangue freddo di Azad da parte dello stato ha lasciato il paese sotto shock e che i responsabili dovranno renderne conto. Rajkishore, Segretario Generale del Fronte Democratico Rivoluzionario ha detto che gli omicidi brutali di Azad e Hem Chandra Pandey da parte del governo non hanno tradito soltanto la fiducia di Swami Agnivesh ma quella di tutti i cittadini democratici e amanti della pace. Questi omicidi, ha detto, sono parte della guerra dello stato indiano contro il popolo chiamata “Operazione Green Hunt”, il cui scopo è spianare la strada alla rapina imperialistica delle risorse del popolo. Con questa guerra lo stato indiano vuole schiacciare il modello di sviluppo alternativo proposto dal movimento maoista e l’istituzione di un nuovo potere popolare sotto forma di Jantana Sarkar (Governo del popolo) che ha preso forma di potere veramente democratico nelle foreste del Dandakaranya.


Meher Engineer, attivista per i diritti civili di Kolkata, ha reiterato la richiesta di un’inchiesta giudiziaria non influenzata dal governo per gli omicidi del compagno Azad e di Hem Pandey. Ha inoltre posto sotto nuova luce il movimento di Lalgarh che si sta sviluppando sotto la guida del Comitato Popolare contro le Atrocità Poliziesche (PCPA). Sujato Bhadra, segretario del Associazione per la Salvaguardia dei Diritti Democratici (APDR), ha dichiarato che il regime del Bengala Occidentale è governato da bugiardi patologici, dove le forze armate dello stato in piena impunità uccidono gente e spacciano questi omicidi come risultato di scontri che sono stati simulati. Lo stato ha tolto il diritto della gente di Lalgarh a una vita normale. Migliaia di attivisti, leader del popolo e abitanti dei villaggi sono stati incarcerati, si commettono stupri, e le minacce e il terrore di stato sono all’ordine del giorno.


Pushkar Raj dell’Unione Popolare per le Libertà Civili ricordava l’insegnamento secondo cui lo stato è il protettore del popolo. In India un’affermazione del genere sembra aver perso di validità a partire dagli anni Settanta. Ha portato l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani e sul mancato rispetto della costituzione, sulla rinuncia a ogni responsabilità da parte del NHRC (Commissione Nazionale per i Diritti Umani), e sulla stupefacente reazione del nostro primo ministro che ha respinto senza mezzi termini la richiesta di una inchiesta giudiziaria sugli omicidi di Azad e Hem Chandra Pandey. I maoisti, ha aggiunto Raj, sono gente come noi, che combatte contro la povertà, la fame e le privazioni. Bisogna essere sempre più determinati a combattere queste esecuzioni extralegali.


S.A.R. Geelani ha presentato la risoluzione che è stata poi adottata dall’assemblea con l’aggiunta di vari suggerimenti e modifiche. La risoluzione nella sua forma finale è qui allegata.


Swami Agnivesh, il mediatore delle trattative tra il PCI(Maoista) e il governo ha espresso il suo dolore per le morti o gli omicidi di Azad e Hem Chandra Pandey. Ha detto che, anche se sappiamo che il sistema nel nostro paese prolunga e devia le inchieste, noi richiediamo comunque un’inchiesta giudiziaria perché si conosca la verità su questi omicidi. Ha informato che il Ministro dell’Interno ha rifiutato la sua richiesta di un’inchiesta giudiziaria, e gli ha detto di andare dal Ministro dell’Interno dell’Andhra Pradesh. Il Ministro dell’Interno, aveva lui stesso dichiarato che la sua lettera a Swami Agnivesh era confidenziale, e l’ha resa pubblica in un programma televisivo sul canale CNN IBN, mentre lo stesso Agnivesh aveva le mani legate per il rapporto stabilito appunto sulla base della confidenzialità. Swami Agnivesh ha detto di esser stato sorpreso di sapere che i maoisti erano pronti al dialogo e al cessate il fuoco. Ha detto, “i maoisti mi hanno chiesto di fissare date per i colloqui, e coordinandomi con il governo ho fornito tre date possibili. Ma invece della notizia dei colloqui di pace ho ricevuto la notizia dell’uccisione di Azad. Mi sono sentito colpevole sapendo che lui aveva la mia lettera per portare a termine le consultazioni preliminari. Conosco la versione sia del governo sia della polizia. Forse non avrei creduto alla versione dei maoisti se insieme con Azad non fosse stato ucciso anche Hem Chandra Pandey, per sopprimere un testimone. Babita Pandey, sua moglie, l’ha salutato in partenza per Nagpur il 30 giugno. La notizia della sua uccisione è del primo luglio. C’è quindi ragione di credere che questo sia uno scontro simulato del genere peggiore, in cui il governo non solo ha giustiziato due persone per via extralegale ma ha anche tradito il processo di pace. Agnivesh ha poi invitato a intensificare la lotta per la democrazia e per i diritti dei poveri del paese. Ricordando Azad, ha detto che dobbiamo portare avanti l’eredità di Bhagat Singh, e innalzare la sua bandiera della rivoluzione, in modo che nessuno sia costretto a prendere le armi per combattere per la giustizia.


Varavara Rao, poeta rivoluzionario, ha detto che il semplice fatto che l’autore della violenza sia lo stato sembra difficile da comprendere per la società civile. Ha detto che possiamo fare colloqui e negoziati con il governo di Manmohan Singh e Chidambaram, ma occorre conoscere la loro vera natura, cioè che sono agenti dell’imperialismo. Nell’ultima assemblea del 25 maggio parlavamo di colloqui di pace, e oggi parliamo di inchieste giudiziarie. Da due giorni stiamo chiedendo che cessi la caccia da parte dei servizi segreti al compagno Saroj, membro del comitato centrale del CPI(Maoista), che sta portando la lettera di Swami Agnivesh a Ganapathy, il segretario generale del PCI(Maoista). Il compagno Saroj si sta dando da fare per il processo di pace, è disarmato, è circondato e ricercato. Questa è la vera natura dello stato indiano. I maoisti stanno facendo grandi sacrifici per convincere il governo e la società civile del loro impegno per la pace, e insistono a farlo per responsabilità verso il popolo. Ma il governo è pronto? ha chiesto Varavara, e ha concluso che i governanti indiani di oggi, Manmohan, Chidambaram, Modi o Buddhaheb che siano, sono da una parte mentre il popolo sta dall’altra. Ha invitato la società civile a sostenere gli sforzi per i negoziati, e assicurato che i maoisti sosterranno il loro sforzo in questa rivendicazione di giustizia.


Prashant Bhushan, avvocato decano della Corte Suprema ha dichiarato che sono la rapina e il saccheggio senza freni delle risorse del popolo da parte delle multinazionali, sostenute attivamente del governo, che spingono la popolazione tra le file dei Maoisti. Arundhati Roy, scrittrice, è intervenuta nell’assemblea pubblica ricordando che Azad aveva previsto molte volte la propria morte nei suoi scritti e nelle sue interviste, come nel racconto sulla morte annunciata di Gabriel Garcia Marquez. Ha detto inoltre che il tempo della rivoluzione è arrivato, dato che tutte le istituzioni hanno dimenticato il popolo del paese. E. M. Abdur Rehman, presidente del Fronte Popolare dell’India (PFI), ha reiterato la richiesta di un’inchiesta giudiziaria e dichiarato che tutte le forme di persecuzione e repressione contro gli adivasi, i dalit e tutte le minoranze vanno contrastate, e che occorre protestare contro le montature, i i sequestri e le esecuzioni extralegali delle forze armate e della polizia dello stato.


Radhika Menon del PCI(M-L) (Liberazione) ha detto alla platea che la richiesta dell’inchiesta giudiziaria non serve solo perché lo stato veda il proprio volto allo specchio. Per noi, per le organizzazioni popolari, è chiaro come il sole come lo stato ha ucciso Azad e Hem Pandey.


Satnam, autore di Jangalnama, libro sul movimento rivoluzionario popolare in Dandakaranya ha raccontato la storia della resistenza popolare.


Il dott. B. D. Sharma, presidente, ha concluso l’assemblea ricordando la lotta indomabile dei popoli adivasi dell’India e ha fatto appello alla popolazione del paese perché li sostenga.



RISOLUZIONE ADOTTATA DALL’ASSEMBLEA PUBBLICA


Condanniamo fermamente l’assassinio di Azad (Cherukuri Rajkumar), dell’Ufficio Politico del Partito Comunista dell’India (Maoista) e portavoce del suo Comitato Centrale insieme al giornalista di Delhi Hem Chandra Pandey da parte della polizia della’Andhra Pradesh avvenuto nel distretto di Adilabad il 1° luglio 2010. Il governo indiano e la polizia dell’Andrha Pradesh si sono affrettati a dichiarare che i due sono stati uccisi dopo 4 ore di scontro a fuoco, ma le prove circostanziali fanno sospettare la simulazione di uno scontro armato dopo che la Sezione Speciale di Polizia dell’Andhra Prdesh aveva fermato illegalmente i due lo stesso 1° luglio 2010 a Nagpur o sulla via per arrivarci, per sequestrarli e poi assassinarli a sangue freddo.


Per quasi quarant’anni, fin dal suo attivismo politico nel movimento studentesco radicale negli anni 70 in Andhra Pradesh, Azad è stato militante del movimento maoista e in prima linea nella lotta contro le misure d’emergenza in quello stato. Ha combattuto per quella che credeva dovesse essere una nuova società, libera da tutte le forme di sfruttamento e oppressione. Azad era noto come portavoce del partito, di cui regolarmente articolava le posizioni sui diversi temi in numerose dichiarazioni, articoli e interviste. Nel momento del suo assassinio Azad stava esplorando a nome del PCI (Maoista) le possibilità di colloqui col governo indiano, che erano in una fase decisiva. È stato reso noto che Azad era sul punto di definire, in consultazione con la direzione del suo partito, le date per un cessate il fuoco e quelle possibili per l’inizio di colloqui anticipati da molto tempo, quando è stato ucciso in uno scontro armato simulato. Con ogni probabilità, le più alte autorità del governo indiano hanno avallato questo assassinio, provocando l’arresto degli sforzi per dei negoziati. Ciò getta gravi dubbi sull’impegno e la serietà del governo indiano circa i negoziati e anzi ne riflette l’intenzione di accentuare ulteriormente il conflitto armato e l’Operazione Green Hunt.


Hem Chandra Pandey, giornalista di Delhi che collaborava regolarmente con Nai Duniya, Rashtriya Sahara, Chetana e altri periodici hindi era insieme ad Azad quando è stato ucciso. C’è il sospetto che sia stato eliminato nello scontro armato simulato allo scopo di sbarazzarsi di un testimone oculare dell’arresto, del sequestro e dell’ esecuzione extralegale. Fin da studente Hem è stato attivista di diversi movimenti democratici e progressisti dell’Uttarakhand, e nei suoi scritti giornalistici metteva in luce le rivendicazioni e i problemi del popolo. Gli amici ricordano Hem come un esempio ispiratore di critica esplicita alle politiche anti-popolari del governo. Mettere a tacere in questo modo un giornalista serve a farci capire con durezza che esiste uno stato di emergenza non dichiarato imposto dai governanti indiani, che ha sospeso i diritti democratici e civili dei cittadini, in particolare nelle regioni delle lotte popolari.


Nel condannare con le parole più forti possibili gli assassinii di Azad e Hem Chandra Pandey, esigiamo che il governo costituisca immediatamente una commissione di inchiesta per accertare i fatti. Chiediamo anche la fine immediata delle esecuzioni sommarie sia dei rivoluzionari e sia degli attivisti e dei dirigenti di movimenti popolari. Il governo deve rispettare i diritti fondamentali alla vita e alla dignità delle persone costituzionalmente garantiti. Il bavaglio e il tentativo di soffocare i media da parte del governo deve finire. Esigiamo la fine della guerra contro il popolo condotta dal governo col nome di Operazione Green Hunt e l’immediato ritiro delle forze armate dalle regioni del conflitto. Il governo deve stracciare tutti gli accordi sottoscritti con le multinazionali e le grandi aziende nazionali per lo sfruttamento delle risorse minerarie a scapito della vita e del benessere del popolo. Il governo indiano deve anche rispondere politicamente alle richieste dei popoli in lotta del Kashmir e del Nordest attraverso il dialogo e deve fermare la brutale repressione delle loro voci attraverso la violenza di stato.



CONCERNED CITIZENS & FORUM AGAINST THE WAR ON PEOPLE


B-57, Gulmohar Park, Ist Floor, New Delhi 110049


concernedcitizensnow@gmai.com


http://www.icawpi.org/index.php

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