Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Kossiga...Il cordoglio del PD, Bersani:"persona singolare e straordinaria"

PD
Cordoglio unanime è arrivato dal mondo della politica. Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, lo ricorda come “una persona singolare e straordinaria e una parte della nostra storia”. Una storia vissuta da protagonista, aggiunge Dario Franceschini, capogruppo dei democratici alla Camera, “un uomo di cultura e un politico appassionato: in tutte le cariche istituzionali che ha ricoperto ha sempre agito con senso dello Stato e non ha mai rinunciato alla provocazione intellettuale".

Con la scomparsa di Cossiga, ricorda il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti, “perdiamo una personalità di rilievo per la storia del nostro Paese. A lungo impegnato nelle istituzioni, anche in periodi delicati e tragici, la sua azione ha inciso profondamente nella vita della Repubblica”.
Per Piero Fassino, invece, Cossiga era “figlio di un mondo bipolare e di un’epoca in cui la politica si nutriva di ideologie e di appartenenze forti”. “Francesco Cossiga – ricorda ancora Fassino - ha attraversato la vita politica della Repubblica e i suoi momenti più difficili da protagonista, in modo talora controverso, ma sempre attento al ruolo insostituibile delle istituzioni elettive e dei partiti politici”.

Cordoglio per la scomparsa dell’ex-presidente della Repubblica arriva anche da parte di Roberta Angelilli e Gianni Pittella, vicepresidenti italiani del Parlamento europeo, che ricordano nel loro messaggio come Cossiga fosse “una personalità di primissimo livello non solo in Italia ma nota e stimata in Europa e nel mondo”.

Anche il PD Sardegna ha voluto ricordare il corregionale che tanto ha amato quell’isola, tanto da volervi ritornare nel suo ultimo viaggio. “Di lui va ricordata – scrive Silvio Lai, segretario regionale del Pd - la profonda fedeltà alle istituzioni, all’unità del Paese, la radicale appartenenza alla nostra isola e la matura laicità, oggi sempre meno frequente, di cattolico impegnato”.
http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/105696/addio_a_francesco_cossiga

CGIL
“Desidero esprimere, anche a nome della CGIL, il mio profondo cordoglio per la scomparsa di Francesco Cossiga, da sempre tra i principali protagonisti della vita politica italiana”. Lo ha detto il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani.

“Del Presidente Emerito della Repubblica - ha aggiunto il leader della CGIL - non possiamo non ricordare il grande rispetto sempre dimostrato nei confronti del movimento sindacale e dei lavoratori”.
http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=14423


Pubblico questo scritto dei carc per completezza dell'informazione.


In morte di Kossiga: un po' di storia e alcuni insegnamenti


Kossiga è stato uno dei principali esponenti della Repubblica Pontificia e
ne ha personificato il carattere criminale, antidemocratico e antipopolare.

Oggi gli rendono onore i suoi complici e sodali, i suoi (in)degni "amici" e
"allievi", i suoi "avversari compari" insieme ad esponenti di quanto resta
della sinistra borghese, rivoluzionari pentiti e fascisti che hanno
beneficiato del suo appoggio.

- "Grande statista" (Gasparri), "ha interpretato con vigore e coerenza i
principi della Costituzione, fornendo anche un prezioso contributo alla
salvaguardia della democrazia nel corso di alcune delle fasi più drammatiche
della vita repubblicana dei decenni passati" (Fini), "amico carissimo,
affettuoso, generoso" (Berlusconi), fonte di "affettuosi, preziosi, sempre
disinteressati e sempre insostituibili consigli" (Bonaiuti), "ha insegnato
qualcosa a ognuno di noi" (Calderoli);

- "illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso del diritto e della
spiritualità cristiana che nelle pubbliche responsabilità ricoperte seppe
adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune"
(Ratzinger);

- "molto rispettoso nei confronti del movimento sindacale e dei lavoratori"
(Epifani);

- "sempre attento al ruolo insostituibile delle istituzioni elettive e dei
partiti politici" (Fassino), "grande protagonista della vita democratica del
nostro paese" (D'Alema), "testimone coraggioso e fedele dei valori
costituzionali, che ha servito lo Stato in anni durissimi nei quali era
particolarmente difficile tenere ferma la linea della legalità democratica"
(Rosa Russo Jervolino);

- "anticomunista convinto che ha però sinceramente rispettato i comunisti,
un avversario duro ma leale" (Diliberto), "un avversario che ci ha
combattuti a viso aperto e ha vinto" (Ferrero).



Cosa ha fatto Kossiga in 50 anni di carriera ai vertici delle istituzioni
della Repubblica Pontificia (sottosegretario alla Difesa nel 1966, ministro
degli Interni nel 1976, presidente del Consiglio nel 1979, presidente del
Senato nel 1983, presidente della Repubblica nel 1985 e infine senatore a
vita)?

- E' stato garante e promotore della prostituzione e del vassallaggio del
nostro paese ai gruppi imperialisti USA che gli imperialisti italiani, il
Vaticano, la Mafia e gli altri gruppi di potere accettarono dopo la fine
della seconda guerra mondiale, sotto il manto del regime DC, come garanzia
per impedire che il movimento comunista si sviluppasse ulteriormente dopo la
vittoria della Resistenza contro il nazifascismo.

Quando nel 1966 entrò al governo, come sottosegretario alla Difesa Kossiga
ebbe la delega a sovrintendere Gladio
, sezione italiana di
Stay Behind Net, l'organizzazione segreta paramilitare promossa dalla NATO
in funzione anticomunista nei paesi dell'Europa occidentale. Kossiga stesso
dichiarò pubblicamente che "gli accordi per creare Stay Behind in Italia
furono conclusi da Aldo Moro e
Paolo Emilio Taviani ",
di "essere stato perfettamente informato delle qualità della struttura", si
definì "l'unico referente politico" di essa e arrivò a sostenere che "i
gladiatori andavano onorati come i partigiani perché il loro obiettivo era
quello di difendere l'indipendenza e la democrazia in Italia"! Gladio,
costituita nel 1956 (anche se in realtà la presenza di un'organizzazione con
la stessa finalità e struttura, anche se con nome diverso, risale al 1949)
con un protocollo d'intesa tra il SIFAR (il Sevizio segreto militare al cui
comando era da poco stato posto Giovanni De Lorenzo
) e la CIA
e la cui
esistenza era ben nota nell'ambito dei vertici politici, dei ministri
competenti, dei vertici militari e dei servizi segreti, ha avuto le mani in
pasta in tutte le stragi, tentati golpe e trame occulte italiane, ha
lavorato in stretta connessione con la P2, ha intrattenuto rapporti e
relazioni con tutto i verminaio dell'eversione di destra, è stata coinvolta
anche nella struttura di spionaggio e schedatura degli operai alla FIAT di
Valletta.

Nella lotta all'ultimo sangue che si è aprì nella classe dominante del
nostro paese attorno al progetto Moro della nuova maggioranza governativa di
"solidarietà nazionale" è stato uno dei principali esponenti del "partito
amerikano" e ha fatto fronte al rapimento di Aldo Moro ad opera delle
Brigate Rosse per conto di quella parte degli apparati USA contraria alla
linea del "compromesso storico".

- Ha avuto un ruolo diretto o indiretto nelle principali operazioni sporche,
trame oscure, stragi e altri delitti di Stato e della Corte vaticana che
costellano con i loro misteri la storia del nostro paese dal dopoguerra a
oggi.

Ha coperto, sponsorizzato, appoggiato, sostenuto e instaurato legami stretti
con tutta la peggiore gentaglia coinvolta nelle trame nere, nei tentati
golpe, nei servizi "deviati", nelle strutture occulte, nella strategia della
tensione e legata ai servizi segreti USA: dal generale Giovanni De Lorenzo
(capo del SIFAR, poi Comandante generale dei Carabinieri, Capo di Stato
maggiore dell'Esercito e infine deputato
del MSI-DN, promotore del progetto
di golpe neofascista del 1964 noto come piano Solo), a Licio Gelli (già
fascista e repubblichino, capo della Loggia P2 e stretto collaboratore del
Vaticano e della sua banca, lo IOR), dal generale Vito Miceli (coinvolto
nell'organizzazione segreta neofascista
Rosa dei Venti
, implicata nel
tentativo di colpo di Stato del 1970 noto come Golpe
Borghese e che ha annoverato
nelle sue file il "principe nero" Junio Valerio Borghese
, Stefano Delle Chiaie
e altri
membri della destra eversiva, alti membri delle forze armate e dei servizi
segreti) a Edgardo Sogno (ambasciatore, fondatore dei Comitati di Resistenza
Democratica in funzione anticomunista, piduista e ideatore nel 1974 del
progetto di colpo di Stato noto come golpe Bianco), da Giuseppe Sansovito
(già stretto collaboratore del generale De Lorenzo, fu nominato da Kossiga
capo del SISMI nel 1978) al colonnello Giuseppe D'Ambrosio (consigliere
militare di Kossiga che tentò anche di farlo nominare capo del SISMI), da
Stefano delle Chiaie (quando era ministro dell'Interno andò a incontrarlo in
Spagna dove era latitante) a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (per i
quali chiese persino la grazia!).

Ha apposto personalmente il segreto di Stato (gli omissis) su gran parte del
rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta relativa al piano Solo
per coprire De Lorenzo e soci, rivendicando pubblicamente il suo intervento
censorio e la piena legalità di esso.

Ha avuto un ruolo di primo piano nell'opera di depistaggio, di diversione,
confusione e intossicazione dell'opinione pubblica sulle stragi di Stato,
nere o targate a stelle e strisce: dalla "pista palestinese" per la strage
alla stazione di Bologna alla "pista francese" per quella di Ustica.

Ha attaccato in prima persona i magistrati che indagavano su eversione nera
e stragi (da Felice Casson per le indagini su Gladio a Claudio Nunziata per
quelle sulle bombe nere sui treni a Libero Mancuso per la strage di Bologna)
ed è sistematicamente intervenuto sul CSM per chiedere provvedimenti
disciplinari contro i magistrati che indagavano sui rapporti tra eversione e
apparati di Stato.

Ha ottenuto, nel 1990, la rimozione del direttore del TG1 Nuccio Fava e
l'esautorazione dei giornalisti Ennio Remondino e Roberto Morrione, autori
di un'inchiesta televisiva sui legami tra la CIA e la P2: per Kossiga "era
inammissibile che i servizi di sicurezza di un paese amico venissero
attaccati in questo modo".

E' stato il regista, nel 1977, di una "riforma" dei servizi segreti (a cui
partecipò anche il PCI nella persona del senatore Ugo Pecchioli) che ha
traghettato indenni ai vertici dei neonati SISMI (il servizio segreto
militare) e SISDE (il servizio segreto responsabile della sicurezza interna)
gli stessi uomini del SID (Servizio Informazioni Difesa) provenienti dal
SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate, derivato direttamente dal
servizio segreto militare di Mussolini
, il SIM, mai riformato né epurato
e al cui interno pertanto continuarono ad operare elementi legati al
fascismo ) che era stato sciolto nel
1965 dopo essere stato al centro di numerosi scandali per il coinvolgimento
in innumerevoli trame, tentativi di colpo
di stato, stragi, attentati e
per i rapporti con la mafia e la
massoneria : tutti i vertici del
SISMI e del SISDE (nonché del loro organo di coordinamento, il CESIS)
risulteranno iscritti alla Loggia P2 di Gelli.

- Ha avuto un ruolo di primo piano nella guerra sporca contro il movimento
comunista e popolare del nostro paese, nella promozione della legislazione
d'emergenza tuttora in vigore e nell'istituzione di corpi speciali.


Ha creato nel 1978 i NOCS (Nucleo operativo centrale di sicurezza) e i GIS
(Gruppi di Intervento Speciale), reparti speciali rispettivamente della
polizia e dei carabinieri, negli anni '80 impiegati per sedare nel sangue le
rivolte dei prigionieri politici come quella avvenuta nel carcere speciale
di Trani nel dicembre 1980. Per capire di che teppaglia sono composti, basti
considerare che per entrare nei GIS bisogna aver fatto due anni nel
Reggimento Carabinieri Tuscania: quello che ha preso parte alle operazioni
di guerra in Libano , Namibia
, Somalia
, Cisgiordania
, Bosnia
, Kosovo
, Afghanistan
, Iraq
e che al G8 di Genova festeggiava la
"conclusione del vertice" bruciando bandiere rosse e al suono di faccetta
nera!


Porta il suo nome la legge n.15 del 6 febbraio 1980 che, oltre a estendere
ulteriormente i poteri della polizia (fermo di polizia, perquisizione anche
senza mandato, ecc.), allunga la carcerazione preventiva per i reati di
terrorismo, introduce sconti di pena per i pentiti aprendo la strada a tutta
la legislazione speciale sul pentitismo e l'art. 270bis (associazione
sovversiva con finalità di terrorismo) con le connesse aggravanti di pena
ancora ora largamente usato e abusato contro comunisti, antimperialisti,
oppositori politici (vedasi a questo proposito "Il proletariato non si è
pentito" a cura di Adriana Chiaia, Ed Rapporti Sociali-1984).

E' stato il diretto responsabile dell'omicidio Giorgiana Masi, uccisa nel
1977 all'età di 19 anni da un agente in borghese infiltrato in una
manifestazione studentesca.

Ha avallato e coperto negli anni '70 e '80 l'uso sistematico della tortura
contro i prigionieri appartenenti, o presunti tali, alle Brigate Rosse e
alle altre organizzazioni combattenti: il compagno Cesare Di Lenardo, e come
lui tanti altri (vedasi il dossier "Tortura in Italia"- supplemento a il
Bollettino n. 5 del marzo 1982, reperibile sul sito dell'Associazione
Solidarietà Proletaria, www.solidarietaproletaria.org) ha provato sulla
propria pelle le stesse torture (pestaggi, tagli, finte esecuzioni, scariche
elettriche sui testicoli e sul pene, bruciature...) che in tempi più recenti
sono state praticate dall'esercito USA e dai loro complici nel carcere di
Abu Grahib! Uno dei suoi torturatori, il superpoliziotto Salvatore Genova
(all'epoca dei fatti membro dei NOCS, mai processato perché eletto alla
Camera nelle file del PSDI: come si vede Berlusconi ha reso sistematica una
pratica già diffusa e corrente nel nostro paese) era presente anche al G8 di
Genova.

Per farsi poi un'idea del tipo e del tenore dei suoi "preziosi e
insostituibili" consigli basta ricordare quelli che ha dato al ministro
dell'Interno Maroni nel 2008 su come fronteggiare il movimento dell'Onda
studentesca:

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché
pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente
ferito...».

Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia
dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti
provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i
manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro
e fuoco le città».

Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle
sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e
carabinieri».

Nel senso che... «Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere
pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i
magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare
anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma
le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta
succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in
piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del
genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la
ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio»
(dall'intervista di Andrea Cangini pubblicata il 23.10.2008 su La Nazione,
Resto del Carlino e Il Giorno ).



Un'ultima cosa. Suo figlio Giuseppe Cossiga, eletto nelle file del PdL,
ricopre attualmente la carica di sottosegretario alla Difesa nel governo
della banda Berlusconi: si appresta a seguire le orme paterne?



Ecco come Kossiga ha "salvaguardato la democrazia", "interpretato i valori e
i principi della Costituzione", "promosso il bene comune" e "tenuto ferma la
linea della legalità democratica"! E' questo il verminaio che le sue
picconate sono servite a coprire e perpetuare!



Parlare di "democrazia" a proposito del regime politico di un paese in cui
cose come quelle sopra richiamate sono prassi corrente e gente come Kossiga
opera indisturbata a cosa serve se non a mistificare la realtà? E la realtà
è che, da dopo la seconda guerra mondiale, la borghesia ha instaurato nel
nostro paese (come negli altri paesi imperialisti) un regime di
controrivoluzione preventiva. "In che cosa consiste la controrivoluzione
preventiva? I rapporti sociali capitalisti sono tali che la borghesia ha
bisogno di un certo grado di collaborazione degli operai, del proletariato e
del resto delle masse popolari. Non riesce a sfruttare una massa ostile,
basandosi a lungo principalmente sulla forza e il terrore. (...) Deve
ostacolare la crescita della coscienza e dell'organizzazione della massa dei
proletari. Se le è impossibile impedirla in assoluto, deve deviare e
periodicamente stroncare e ricacciare indietro le organizzazioni e la
coscienza dei proletari. Essa deve periodicamente rompere la sua legalità
democratica. Ma questo la contrappone violentemente alle masse popolari.
Crea una situazione da guerra civile. Se non basta minacciare la guerra
civile, bisogna farla. Questo, oltre che essere dannoso per gli affari, per
la borghesia è molto pericoloso. Quando la borghesia contrappone agli operai
le armi, prima o poi anche gli operai si armano.

Con la controrivoluzione preventiva, la borghesia cerca di evitare di
arrivare a quel punto. Un efficace regime di controrivoluzione preventiva
impedisce che l'oppressione della borghesia sul proletariato e sul resto
delle masse popolari e la loro opposizione sfocino nella guerra civile.
Nella controrivoluzione preventiva la borghesia combina cinque linee di
intervento (cinque pilastri che congiuntamente reggono ogni regime di
controrivoluzione preventiva).

1. Mantenere l'arretratezza politica e in generale culturale delle masse
popolari. A questo fine diffondere attivamente tra le masse una cultura
d'evasione dalla realtà; promuovere teorie, movimenti e occupazioni che
distolgono l'attenzione, l'interesse e l'attività delle masse popolari dagli
antagonismi di classe e le concentrano su futilità (diversione); fare
confusione e intossicazione con teorie reazionarie e notizie false. Insomma
impedire la crescita della coscienza politica con un apposito articolato
sistema di operazioni culturali. In questo campo la borghesia rivalutò e
recuperò il ruolo delle religioni e delle chiese, in primo luogo quello
della Chiesa Cattolica, ma non poté limitarsi ad esse, perché una parte
delle masse inevitabilmente sfuggiva alla loro presa.

2. Soddisfare le richieste di miglioramento che le masse popolari avanzano
con più forza; dare a ognuno la speranza di poter avere una vita dignitosa e
alimentare questa speranza con qualche risultato pratico; avvolgere ogni
lavoratore in una rete di vincoli finanziari (mutui, rate, ipoteche,
bollette, imposte, affitti, ecc.) che lo mettono ad ogni momento nel rischio
di perdere individualmente tutto o comunque molto del suo stato sociale se
non riesce a rispettare le scadenze e le cadenze fissategli. Se nelle lotte
rivendicative contro la borghesia le masse popolari conquistavano tempo e
denaro, la borghesia doveva indirizzarle a usarli per la soddisfazione dei
loro "bisogni animali": doveva quindi moltiplicare e ha moltiplicato i mezzi
e le forme di soddisfazione di essi in modo che esauriscano il tempo e il
denaro di cui le masse popolari dispongono.

3. Sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta
politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi
partiti e dei suoi esponenti. La partecipazione delle masse popolari alla
lotta politica della borghesia è un ingrediente indispensabile della
controrivoluzione preventiva. La divisione dei poteri, le assemblee
rappresentative, le elezioni politiche e la lotta tra vari partiti (il
pluripartitismo) sono aspetti essenziali dei regimi di controrivoluzione
preventiva. La borghesia deve far percepire alle masse come loro lo Stato
che in realtà è della borghesia imperialista. Tutti quelli che vogliono
partecipare alla vita politica, devono poter partecipare. La borghesia però
pone, e deve porre, la tacita condizione che stiano al gioco e alle regole
della classe dominante: non vadano oltre il suo ordinamento sociale.
Nonostante questa tacita condizione, la borghesia è comunque da subito
costretta a dividere più nettamente la sua attività politica in due campi.
Uno pubblico, a cui le masse popolari sono ammesse (il "teatrino della
politica borghese"). Un altro segreto, riservato agli addetti ai lavori.
Rispettare tacitamente questa divisione e adeguarsi ad essa diventa un
requisito indispensabile di ogni uomo politico "responsabile". Ogni tacita
regola è però ovviamente un punto debole del nuovo meccanismo di potere.

4. Mantenere le masse popolari e in particolare gli operai in uno stato di
impotenza, evitare che si organizzino (senza organizzazione, un proletario è
privo di ogni forza sociale, non ha alcuna capacità di influire
sull'orientamento e sull'andamento della vita sociale); fornire alle masse
organizzazioni dirette da uomini di fiducia della borghesia (organizzazioni
che la borghesia fa costruire per distogliere le masse dalle organizzazioni
di classe, mobilitando e sostenendo preti, poliziotti, affini: le
organizzazioni "gialle", come la CISL, le ACLI, la UIL, ecc.), da uomini
venali, corrompibili, ambiziosi, individualisti; impedire che gli operai
formino organizzazioni autonome dalla borghesia nella loro struttura e nel
loro orientamento.

5. Reprimere il più selettivamente possibile i comunisti. Impedire ad ogni
costo che i comunisti abbiano successo: quindi che moltiplichino la loro
forza organizzandosi in partito; che elaborino e assimilino una concezione
del mondo, un metodo di conoscenza e di lavoro e una strategia giusti, che
svolgano un'attività efficace; che reclutino, che affermino la loro egemonia
nella classe operaia. Corrompere e cooptare i comunisti, spezzare ed
eliminare quelli che non si lasciano corrompere e cooptare.



Con la controrivoluzione preventiva la borghesia cerca insomma di impedire
che si creino le condizioni soggettive della rivoluzione socialista: un
certo livello di coscienza e un certo grado di organizzazione della classe
operaia e delle masse popolari, autonome dalla borghesia. O almeno impedire
che la coscienza e l'organizzazione della classe operaia, del proletariato e
delle masse popolari crescano oltre un certo livello. (...)

Per creare un regime di controrivoluzione preventiva la borghesia ha dovuto
modificare anche i rapporti tra i membri e i gruppi della classe dominante.
I rapporti democratici e regolati da leggi e norme pubblicamente accettate
vennero via via sostituiti dal dominio di un pugno di esponenti del capitale
finanziario sul grosso della borghesia e da rapporti antagonisti tra i
rappresentanti delle frazioni in cui il capitale complessivo della società è
diviso. In ogni paese per la borghesia im-perialista divennero pratiche
correnti la militarizzazione dell'attività statale e dell'intera società, la
manipolazione dell'informazione e dell'opinione pubblica, l'intossicazione e
la disinformazione, la subor-dinazione delle istituzioni politiche e sociali
sia alla corruzione del capitale finanziario sia al controllo e
all'infiltrazione degli organi repres-sivi, le trame della diplomazia
segreta e dei servizi segreti, una vasta attività politica e affaristica
condotta dietro le quinte del teatrino della politica borghese da pochi
grandi capitalisti e altri "addetti ai lavori", la formazione di bande
armate che si sottraggono agli ordinamenti e alle leggi ufficiali. Le
residue società segrete della borghesia nascente (massonerie, mafia, ordini
cavallereschi, ecc.) si trasformarono in società finanziarie e criminali.
(...)

La controrivoluzione preventiva richiede che i comunisti vi facciano fronte
con principi, metodi e iniziative appropriati, diversi da quelli adeguati a
una situazione in cui lo Stato, oltre ad esserlo, si presenta anche come un
corpo estraneo, ostile e contrapposto alle masse popolari. Con la
controrivoluzione preventiva la borghesia è finora riuscita a impedire la
vittoria del movimento comunista nei paesi imperialisti principalmente
perché il movimento comunista non era ideologicamente abbastanza avanzato
per farvi fonte. (...) La controrivoluzione preventiva è lungi tuttavia dal
garantire alla borghesia la sconfitta del movimento comunista e
l'integrazione delle masse nel suo regime, come varie correnti disfattiste o
militariste hanno sostenuto e sostengono. Essa ha solo segnato una nuova
forma e una nuova fase, più avanzate e decisive, della lotta tra il
proletariato e la borghesia.

Queste sono le condizioni politiche che ogni partito comunista dei paesi
imperialisti deve comprendere nelle linee generali e nei tratti specifici
del paese, far conoscere e denunciare pubblicamente. Un partito che trascura
questi aspetti o che mantiene le masse popolari all'oscuro di essi, non è un
partito comunista. Ma più importante ancora è che il partito comunista guidi
la costruzione organizzativa e l'attività del movimento comunista cosciente
e organizzato, e in primo luogo di se stesso, in modo da essere in grado di
far fronte con successo a queste condizioni (da Il Manifesto-Programma del
(nuovo)Partito comunista italiano, Ed. Rapporti Sociali-2008).



"A fronte del fallimento o dell'insufficienza della controrivoluzione
preventiva, la borghesia imperialista dispone del ricorso alla mobilitazione
reazionaria delle masse popolari. Già essa trasforma normalmente ogni
contraddizione tra sé e le masse, in contraddizioni tra parti delle masse:
se chiude un'azienda, mette i lavoratori di una zona contro quelli di
un'altra, ogni gruppo a difesa della sua azienda; analogamente fa quando
licenzia, quando produce emarginati, quando produce delinquenti; ecc. Quando
il suo Stato non è in grado di provvedere al benessere delle masse popolari,
la borghesia deve mobilitare le masse a provvedervi o a spese di un'altra
parte delle masse o aggredendo, opprimendo, rapinando e saccheggiando altri
paesi, popoli e nazioni: la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.
Ma anche la mobilitazione reazionaria delle masse popolari è un'arma a
doppio taglio. Se non raggiunge il suo obiettivo, se i paesi, popoli e
nazioni aggrediti resistono efficacemente, la mobilitazione reazionaria può
trasformarsi in mobilitazione rivoluzionaria. Infine in ogni paese la
borghesia predispone mezzi, strumenti e strutture in vista della guerra
civile, prepara la guerra civile. Perché farà ricorso ad essa se falliranno
gli altri sistemi impiegati per impedire la conquista del potere da parte
della classe operaia e delle masse popolari (da Il Manifesto-Programma del
(nuovo)Partito comunista italiano, Ed. Rapporti Sociali-2008).

Sotto l'incalzare della fase terminale della crisi generale il regime di
controrivoluzione preventiva sta andando a pezzi e i gruppi più reazionari e
criminali della classe dominante stanno imboccando la strada delle "prove di
fascismo" e della mobilitazione reazionaria: l'operato della banda
Berlusconi ne ha messo le basi e la lettera di Marchionne agli operai della
FIAT all'indomani del referendum di Pomigliano è il suo manifesto
(abolizione della lotta di classe, padroni e lavoratori italiani uniti
contro il resto del mondo).

La battaglia tra mobilitazione reazionaria e mobilitazione rivoluzionaria
delle masse popolari è in corso, si è fatta più aperta e acuta!

Per sbarrare la strada alla mobilitazione reazionaria occorre che le
organizzazioni operaie e popolari esistenti instaurino un loro governo
d'emergenza, un governo formato dai loro esponenti, da persone che godono
della fiducia dei lavoratori e delle masse popolari e che sono decise ad
adottare i provvedimenti particolari che realizzano le seguenti sei misure:

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi)
utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda
deve essere chiusa),

2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende
e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e
democraticamente decisi,

3. assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e
garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni
necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione
della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, nessun individuo
deve essere emarginato),

4. eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l'uomo o per
l'ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,

5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in
conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,

6. stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri
paesi disposti a stabilirle con noi



E' l'unico modo per iniziare a mettere per davvero il lavoro, una vita
dignitosa e la salvaguardia dell'ambiente prima di tutto. Così possiamo far
fronte da subito alle condizioni indegne a cui una parte crescente della
popolazione della nostra regione è costretta, quelle condizioni che sono il
brodo di coltura dei fascisti e razzisti di ogni tipo e su cui fa leva chi
li foraggia e li sostiene per mantenere il proprio potere e i propri
privilegi, e creare le premesse della convivenza civile, dell'ordine
pubblico, della sicurezza.

Un governo deciso attuare un programma di questo genere potrà spezzare anche
il velo di omertà e la complicità che lega tra loro gli esponenti
"responsabili" della politica, della finanza, del clero,
dell'amministrazione pubblica, delle forze armate e delle polizie, degli
affari anche di fronte ai peggiori crimini e criminali: così sarà possibile
iniziare a far luce sui segreti e i misteri con cui i gruppi della classe
dominante hanno circondato le loro operazioni, le loro attività, le loro
relazioni, le loro decisioni e la loro vita da 50 e più anni a questa parte!

fonte: www.carc.it

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