La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Nelle carceri israeliane si utilizza ampiamente la tortura contro i prigionieri palestinesi. 190 morti.

Due giorni fa (26 giugno, giornata mondiale contro la tortura) il Centro per la Difesa dei Prigionieri Palestinesi ci ha fornito dati allarmanti sulla situazione delle 25 carceri israeliane, dove si torturerebbero sistematicamente i prigionieri palestinesi. Non solo: oltre a concedere mano libera ai carcerieri, la legge ‘Shalit’ (approvata un mese fa) incoraggia la tortura per vie legali, atta a inasprire le condizioni dei detenuti. Il rapporto del Centro per la Difesa dei Prigionieri Palestinesi è, in tal senso, molto chiaro: “I detenuti vengono sottoposti a punizione fisica, tortura e abusi psicologici per estorcere confessioni (che spesso si ottengono nonostante l’innocenza). Inoltre vengono rivolte minacce ai familiari, deportazioni e demolizione dell’abitazione”. Impressionante, sempre secondo la denuncia del Centro, il numero di metodi di tortura (ben 80): il 95 per cento dei prigionieri palestinesi è stato sottoposto a queste pratiche. “L’88 per cento – recita il rapporto – ha raccontato di essere stato costretto al metodo dello “Shabah” che consiste nell’obbligare il prigioniero a stare per ore in posizioni dolorose (legati ad una sedia con la schiena piegata e gli arti legati, in piedi su vetri, o appesi al soffitto). E’ una posizione che causa ferimenti e perdita della coscienza. Il 70 per cento è stato messo in isolamento, in una cella di 50 centimetri per 50 centimetri a temperature anche sotto zero. Centonovantanove prigionieri palestinesi hanno ceduto alla tortura e sono morti”. E' difficile aspettarsi che i sindaci di Roma, Torino, Milano spengano qualche monumento per denunciare questi abusi, sono troppo impegnati a prendere ordini e tabella di marcia dal governo di Tel Aviv.

http://www.forumpalestina.org/news/2010/Giugno10/28-06-10CarceriIsraeleane.htm

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