C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

L'uomo che leggeva il giornale



Fermo, immobile.
L'aria scorre, suoni e rumori lottano nell'arena della via dedicata a chi partendo dalla spiaggia di Quarto sbarcò in Sicilia occidentale, e conquistò l'intero Regno delle Due Sicilie, ma anche a chi si rese responsabile e complice dell'atroce strage di Bronte avvenuta nel lontano 4 agosto 1860. Quanti contadini morti, quanti civili massacrati... Via dei Mille.
Lottano suoni e rumori, nello stesso modo in cui tocchi di campana e corde di violino vibranti tra le mani del suonatore viandante cercano di giungere nella profondità del cuore della madre terra natura.
Il giornale aperto tra le sue mani, occhi persi nella infinità di quelle parole scritte e stampate in chissà quale luogo lontano o forse vicino a quell'uomo che toccava con le proprie mani semplice carta...
Carta figlia della terra dove il sole non tramonta mai, nata dalla essenza dell'albero che con i suoi mille colori riflettenti nel mite autunno lo splendore di Apollo , le cui foglie smosse dal vento tramandano nel tempo la storia ciclica polibiana del povero uomo che persevera nella propria ignoranza, ora è semplicemente divenuta memoria parlante dell'attualità vissuta.
Fermo, immobile imprigionato dalle foglie dell'albero caduto nelle ceneri della historia abbandonate nelle acque del mare ove la bottiglia di vetro in balia delle correnti emozionali della vita ,attende di essere raccolta dalle mani del fanciullo ingenuo puro che non conosce la vita, ma vive la vita.
Marco Barone

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