Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il ritardo nel deposito di sentenze non giustificabile con lo stato di salute

Corte di cassazione - Sezioni Unite civili - Sentenza 24 marzo 2010 n. 6999

I seri problemi di salute del magistrato non giustificano il ritardo nel deposito delle sentenze. Infatti, quando la mancanza di puntualità è sistematica e risalente nel tempo scatta in ogni caso la sanzione disciplinare. Lo ha affermato la Cassazione con la sentenza 6999/2010 secondo la quale la tendenza del giudice, nell'arco della carriera, a ritardare il deposito dei provvedimenti viola il criterio di diligenza. Il magistrato con questa inclinazione, pertanto, a prescindere dalla malattia che lo ha colpito, ha l'obbligo di adottare modalità di organizzazione del lavoro tali da non determinare un sostanziale diniego di giustizia. Le sue condizioni di salute, in sostanza, forniscono una giustificazione solo parziale dei reiterati e gravi ritardi e non possono portare a escludere la responsabilità disciplinare, ma solo influire sulla sanzione.
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