C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Quando la Scuola abbandona il suo personale

di Domenico Ciardulli

C’è voluta una sentenza della Corte dei Conti per scandire nettamente una verità inconfessabile: Il cinismo e l’ipocrisia burocratica imperanti in alcune scuole pubbliche del nostro paese.

bulliAutunno 2006: un’insegnante supplente di matematica di una scuola media della provincia di Monza, dopo 17 giorni di supplenza, viene denunciata da cinque famiglie per atti osceni in classe ai danni di minori. Arriva la condanna penale di primo grado dopo un paio d’anni mentre si sviluppa presso la Corte dei Conti un procedimento per danno all’immagine della scuola con una richiesta all’insegnante di un risarcimento di oltre 4 mila euro.

Gennaio 2010: La Corte dei Conti ha assolto nel merito l’insegnante imputata dichiarando che il giudice penale “ha basato il proprio convincimento esclusivamente sui racconti di alcuni studenti, senza alcun riscontro probatorio, ma anzi in presenza di fatti che contrastavano in maniera stridente le morbose e fantasiose narrazioni dei minori”

I giudici contabili propendono per una bravata degli studenti e non escludono si siano spogliati “per mettere in difficoltà una supplente giovane, inesperta” non in grado di “tenere a bada dei ripetenti privi del benché minimo rispetto per l’istituzione scolastica e meritevoli di un’esemplare sanzione disciplinare”.

Se le eclatanti conclusioni dei giudici della Corte dei Conti fossero confermate nei successivi gradi di giudizio penali si sarebbe legittimati a pensare ad un’ipotesi triste e sconvolgente:

Nella scuola italiana può succedere che alcuni Presidi e Dsga, disumanizzati dalla burocratizzazione eccessiva del proprio ruolo e dalla preoccupazione accecante di tenere sempre in salvo il proprio fondoschiena, non abbiano scrupoli nel lasciare affondare una precaria o un precario, insegnante o collaboratore che sia, davanti ad un evento di bullismo o ad un ingiusto procedimento giudiziario.

E’ risaputo che la scuola è oggi un fronte di guerra, un fortino forse ancora non conquistato dalla mercificazione dei valori, un punto di riferimento della società soggetto alla tempesta del degrado e della crisi in atto. La scomposizione delle famiglie, la difficile integrazione tra culture, il bullismo e la perdita di punti di riferimento mettono a dura prova ogni membro attivo della Comunità scolastica. La mancanza di un collante di solidarietà empatica che tuteli effettivamente ogni lavoratore di questa comunità è l’anticamera della sconfitta definitiva, il crollo di uno dei pilastri che tengono la diga.

Servono anticorpi capaci di evitare il tracollo facendo funzionare bene tutti gli organismi di garanzia della scuola, sindacati compresi, serve una trasparenza interna maggiore e una supervisione e un coordinamento efficace di tutte le attività. Serve una maggiore apertura alle altre amministrazioni pubbliche come i servizi sociali comunali, le Asl con i loro medici scolastici, psicologi ed ispettori del lavoro, gli uffici scolastici regionali e ministeriali.

La Scuola può riprendere vigore e realizzare la sua Mission di motore di crescita e sviluppo della società attraverso un Management capace ed onesto che, oltre ad essere orientato dalla fredda applicazione di norme e leggi, sia in grado di stringersi intorno a tutti i suoi componenti, dare loro input e gratificazioni, sostenerli nelle difficoltà di questo lavoro socio educativo che oggi è diventato un’impresa faticosissima con il relativo rischio di fallimento anche per i più forti e per i più bravi.

Domenico Ciardulli, Educatore Professionale

http://www.reset-italia.net/2010/01/30/quando-la-scuola-abbandona-il-suo-personale/

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