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Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

Brevi riflessioni sulla triste morte dell'operaio di Bergamo

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Dopo aver perso il lavoro, dopo un periodo di seria difficoltà personale l'uomo S.M. decide di togliersi la vita. La società in cui viviamo è pessima, il mondo in cui viviamo è un falso teatro ipocrita fatto di slogan,di fiumi di parole, di tante porcate che allontanano l'uomo dalla vita. Uccidersi perchè licenziati, se è questo il motivo, è una sconfitta grave per tutti noi che lottiamo per una società diversa. Ma in fondo prima di fare o lottare per la rivoluzione sociale dobbiamo lottare dentro di noi dobbiamo rivoluzionare prima la nostra vita a partire dalle quattro mura domestiche che ci circondano. Non posso tollerare che ci si uccida perchè si è perso il lavoro, non si può permettere a questo sistema capitalistico di prevaricare in questo modo sulla esistenza dell'individuo. Qualcuno va in giro ancora a dire che noi la vostra crisi non la paghiamo...vorrei sapere chi la sta pagando la crisi! Andatelo a dire alle persone che hanno perso il lavoro , andatelo a dire a

Reportage Nigeria

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Dopo le azioni spettacolari del 2006-07 poco si parla in Occidente della guerriglia nella zona petrolifera del delta del Niger. Un gruppo in particolare, tra i diversi operativi, balzò all’onore delle cronache, il MEND (Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger). Lotta chiaramente politica e antimperialista quella del MEND, con un evidente sostegno popolare tra le tribù dell’etnia maggioritaria della zona, quella degli Ijaw. Un popolo, quello degli Ijaw, sopravvivente in condizioni di miseria estrema, il cui tessuto sociale, assieme all’ambiente, è stato devastato dal saccheggio forsennato delle risorse petrolifere operato dalle compagnie occidentali. Una ricchezza enorme, da cui la gente del delta non ricava nemmeno le briciole, visto che il tutto finisce nelle casse delle multinazionali petrolifere, tra cui l’italiana ENI in prima fila (quanti lutti e drammi pesano sulla sua coscienza, signor Scaroni?) o nei conti in banca dei notabili e dei lacchè politici nigeriani. mend-ni

Vicenza: protesta 'No Dal Molin', 35 attivisti denunciati

VICENZA - E' terminata senza incidenti, dopo circa 3 ore, la manifestazione di 35 attivisti del comitato vicentino 'No Dal Molin', entrati stamani nel cantiere della nuova base militare americana statunitense, incatenandosi a una gru e salendo su un carrello elevatore: tutti i dimostranti sono stati identificati dalle forze dell'ordine e saranno ora denunciati all'autorita' giudiziaria. (RCD) Piena solidarietà a chi lotta contro la militarizzazione del territorio e contro la occupazione USA dell'Italia. Ora e sempre resistenza. Marco B.

Ferro ed alluminio nell’acqua piovana: sotto accusa le scie chimiche

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Nelle scorse settimane, sono stati pubblicati alcuni articoli circa l’eccessiva presenza di ferro ed alluminio nelle acque piovane analizzate nella città di Orvieto. Il sindaco della città umbra ha pure vietato il consumo dell’acqua “potabile”: è stato avventatamente scritto che l’abnorme presenza dei due metalli nell’acqua è da addebitare alle piogge copiose cadute un po’ in tutta Italia. E’ palese che si tratta di una pietosa bugia, poiché l’acqua delle precipitazioni era considerata sino a qualche anno fa assimilabile a quella distillata. Il ferro e l’alluminio sono tra gli ingredienti peculiari delle scie chimiche, dunque che siano stati rilevati in dosi massicce nelle idrometeore non sorprende affatto. Patetica è la decisione di supplire alle necessità alimentari con le forniture idriche di serbatoi ad hoc: come se il prezioso liquido - provenga dalle falde freatiche o dalle sorgenti o dalle piogge - non sia ormai contaminato a causa delle quotidiane ed intense operazioni chimiche

Benvenuti nel regno di Guido Bertolaso, l’imperatore dei disastri

IL CASO. Grazie ai decreti firmati da Berlusconi, non passa giorno senza che aumenti il potere decisionale del capo della Protezione civile. Anche per questioni che con emergenze e calamità nazionali hanno ben poco a che fare. Quanti sanno che da quindici giorni l’Italia è in “stato di emergenza”? Colera? Nuove sciagure nel Paese? No: «A seguito del sisma verificatosi nel territorio della Repubblica di Haiti». Testuale in un decreto del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, emanato in data 13 gennaio 2010 (l’indomani, cioè del disastro avvenuto all’altro capo del mondo) e immediatamente pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La formale spiegazione della stupefacente decisione è contenuta in una lunga serie di “considerata”: che l’Italia «partecipa alle attività di assistenza e soccorso alle popolazioni colpite» dal terremoto; che la situazione è «in continua evoluzione», ciò che suppone «la ineludibile esigenza di una continua azione di assistenza»; che

La Corte Costituzionale ribadisce la regola del pubblico concorso per le assunzioni nel pubblico impiego.

Anche se relative ad incarichi dirigenziali e a tempo determinato. Nel dichiarare l’illegittimità costituzionale di una norma della Regione Piemonte che prevedeva il conferimento di incarichi ad esterni in misura del 30 per cento e senza criteri oggettivi, la Corte con sentenza n. 9/2010 del 15 gennaio 2010, ha ricordato che “le deroghe legislative al principio secondo cui agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso art. 97, terzo comma, Cost., sono sottoposte al sindacato di legittimità costituzionale. In particolare, «l’area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso». Le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle. In altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell’amministrazione”. Avv. Francesco Orecchioni LaPrev

Quando la Scuola abbandona il suo personale

di Domenico Ciardulli C’è voluta una sentenza della Corte dei Conti per scandire nettamente una verità inconfessabile: Il cinismo e l’ipocrisia burocratica imperanti in alcune scuole pubbliche del nostro paese. bulliAutunno 2006: un’insegnante supplente di matematica di una scuola media della provincia di Monza, dopo 17 giorni di supplenza, viene denunciata da cinque famiglie per atti osceni in classe ai danni di minori. Arriva la condanna penale di primo grado dopo un paio d’anni mentre si sviluppa presso la Corte dei Conti un procedimento per danno all’immagine della scuola con una richiesta all’insegnante di un risarcimento di oltre 4 mila euro. Gennaio 2010: La Corte dei Conti ha assolto nel merito l’insegnante imputata dichiarando che il giudice penale “ha basato il proprio convincimento esclusivamente sui racconti di alcuni studenti, senza alcun riscontro probatorio, ma anzi in presenza di fatti che contrastavano in maniera stridente le morbose e fantasiose narrazioni dei minori”

QUANDO OSPIZI E CASE DI CURA DIVENTANO LAGER

Il caso della clinica degli orrori di Cosenza si trasforma in una puntata di CSI e quello di Ascoli Piceno in un film dell’orrore. Ospizi e case di cura lager, tra sporcizia maltrattamenti e misteriose scomparse. Si è da poco celebrato il sessantacinquesimo anniversario della shoa e già oggi ritornano davanti ai nostri occhi crude immagini di un moderno lager. Non più famelici volti di uomini e donne ridotti a larve umane, ma disabili e anziani ridotti in schiavitù e abbandonati a loro stessi tra sporcizia e indifferenza. Nello stesso giorno due squadre di carabinieri si apprestano ad indagare sugli ennesimi casi di case di cura lager. Entrambi già noti alle forze dell’ordine e alla giustizia tornano a calcare la scena ancora una volta e con scoperte sempre più macabre. Nelle Marche, ad Ascoli Piceno, i carabinieri, infatti, avevano già fatto visita nel 2000 all’ospizio “Casa di Giobbe”, un nome degno delle pene a cui venivano sottoposti gli ospiti, e già nella precedente inchiesta la

Il pentito Spatuzza e la tv spazzatura

I più affezionati lettori di questa mia rubrica si saranno resi conto da un pezzo che uno dei miei “chiodi fissi”, su cui mi sono spesso soffermato, è quello dell’informazione in materia di mafia e di giustizia. Un’informazione il più delle volte ai confini della disinformazione, ed in ogni caso quasi sempre gridata, sopra le righe, superficiale, concentrata sui particolari folcloristici o di colore. Mai fredda e distaccata, ma accaldata da opinioni partigiane che prevalgono sulla cronaca dei fatti, specie quando sfiora temi infuocati come quelli di mafia e politica, pentiti, processi a imputati “eccellenti”, scontri fra politica e magistratura, e così via. A costo di essere ripetitivo, e col rischio di riproporre monotone prediche e litanie, mi sono ritrovato spesso a comparare, con un pizzico di nostalgia, il passato glorioso del giornalismo d’inchiesta e dei programmi televisivi di approfondimento con questo presente, spesso desolante, della perenne rissa mediatica politico-giornali

incontro nazionale antifascista e antirazzista il 6 febbraio a Napoli

Nelle giornate che hanno preceduto il 40esimo anniversario della strage di Piazza Fontana, avevamo espresso in maniera decisa la necessità di declinare la pratica antifascista in maniera più ragionata, attraverso un’analisi che tenesse conto anche di quanto su questo terreno il movimento di classe aveva prodotto nelle diverse realtà della nostra penisola. Il 12 dicembre 2009 ha dunque rappresentato, oltre che la simbolica ricorrenza della manovra stragista dello Stato, anche un momento di riflessione rispetto alle nuove articolazioni del neofascismo. C’è chi si è concentrato sulla stretta relazione esistente tra vecchie e nuove tendenze autoritarie, chi ha messo in evidenza il continuo sabotaggio delle lotte sociali (oggi come allora represse dal braccio armato dello Stato e ignorate dai media mainstream), chi ha puntato allo smascheramento dei fascisti “riciclati” negli apparati amministrativi, chi ha guardato con maggiore interesse ai legami mai interrotti tra lo squadrismo fascista

Milano, i Rom e il ritorno alle Leggi Razziali

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A Milano, in zona Giambellino, si è verificata nella giornata di ieri una serie di azioni poliziesche contro famiglie Rom romene, che sono state sgomberate dalle loro baracche di legno e cartone, denunciate per occupazione di terreno - pubblico o privato - e costrette ad allontanarsi senza una meta né mezzi di sopravvivenza. Alcune delle famiglie sgomberate si trovano a Milano da alcuni anni e si sono rifugiate nel capoluogo lombardo per sfuggire condizioni di emarginazione, violenza e precarietà in Romania. Le baracche da cui la forza pubblica le ha costrette ad allontanarsi erano state costruite in luoghi fuori mano, quale minima forma di protezione dagli effetti del gelo e dal rischio di aggressioni razziste, avvenute con notevole frequenza al Giambellino. Una settimana prima delle azioni di pubblica sicurezza anti-Rom, alcuni intolleranti avevano scritto parole razziste, con bombolette spray, nei pressi degli insediamenti al Giambellino. Contemporaneamente, avevano appeso locandine

«Porto mio fratello a morire in Belgio»

CATANIA - «Siamo rimasti soli e non possiamo più aiutarlo, perché Salvatore ha bisogno di aiuto 24 ore su 24. Non possiamo fare altro, ci hanno abbandonati al nostro destino, allora meglio farlo morire: lui è al corrente di questa nostra decisione ed è d'accordo». Così Pietro Crisafulli annuncia «un viaggio della morte per suo fratello», paraplegico di 45 anni, entrato in coma nel settembre del 2003 in seguito a un incidente stradale e risvegliatosi nell'ottobre del 2005, che, dice, porterà in Belgio per fargli praticare l'eutanasia visto che «da sette anni mi promettono un piano ospedaliero personalizzato a casa, che non è stato mai realizzato». ELUANA - Già in passato Pietro Crisafulli aveva annunciato di «staccare la spina» degli strumenti che tenevano in vita sua fratello Salvatore anche se si era schierato «per tenere in vita Eluana Englaro». Un paragone che però l'uomo respinge: «La mia non è una battaglia per la morte - afferma - ma per la vita». «Io farò tutto q

"Sono io l'infiltrato dentro la tana di Provenzano"

Mi chiamo Luigi Ilardo,mi chiamo Luigi Ilardo, mi chiamo Luigi Ilardo”. Gli succede sempre più spesso di ripetere il proprio nome fino a storpiarne il senso e il suono. Lo ripeterà altre cento volte, tutte le volte che sarà necessario: davanti ai carabinieri, ai giudici che lo interrogheranno, in un’aula di tribunale. Di lì a poco però, per molto tempo, forse per sempre, nel trantran quotidiano, fra la gente e perfino a un controllo di polizia, quel nome, il suo nome, non lo potrà più fare. Eppure tutto è iniziato da là, da quel “Mi chiamo Luigi Ilardo”, cui è seguito un lungo racconto che continua così: “Sono arrivato a prendere il mondo nelle mani il giorno in cui fui fatto uomo d’onore...”. “Mi chiamo Luigi Ilardo, mi chiamo Luigi Ilardo”. Da oltre due anni, ripeterlo è il suo modo di darsi coraggio (...). Ilardo guida assorto e concentrato, all’alba del 31 ottobre 1995. È atteso a un incontro. Le istruzioni ricevute due giorni prima erano state precise. Il telefono aveva squillato

In Italia oltre due milioni di disoccupati

Sono 57mila in più rispetto a novembre. In Europa è salita al 10%, contro il 9,9% di novembre ROMA - Il mercato del lavoro continua a segnare rosso, sia in Italia che in Europa: il tasso di disoccupazione a dicembre sale all'8,5% dall'8,3% di novembre. Lo rende noto l'Istat precisando che il tasso di disoccupazione è in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Secondo l'Istat è il dato peggiore da gennaio 2004, inizio delle serie storiche. I senza lavoro sono 2.138.000, 57mila in più rispetto a novembre e 392mila in più rispetto a dicembre 2008. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 26,2%, invariato rispetto al mese precedente ma in aumento di 3 punti percentuali rispetto a dicembre 2008. Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni, è pari a 14 milioni 822 mila unità, con una riduzione dello 0,2% (-25 mila unità) rispetto a novembre 2009 e un aumento dell'1,1% (+164 mila unità) rispetto a dicembre 2008

Vergogna nera

di Nicola Mastrangelo - ROMA Vergogna nera Nella giornata del ricordo della Shoà il gruppo neofascista «Militia» oltraggia il museo della Liberazione e copre di scritte il centro di Roma. Insulti per il capo della comunità ebraica. Tutti condannano, la sinistra ricorda i saluti romani al comizio della Polverini «Olocausto propaganda sionista», e «27 -01 Ho perso la memoria». Sono le vergognose scritte apparse sul muro ieri mattina, giornata della memoria, a Roma in Via Tasso,proprio a due passi dall'entrata del museo della Liberazione. Più avanti, altre scritte,altri insulti rivolti al capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e al sindaco Gianni Alemanno definiti: «porco judeo» il primo, «verme sionista»il secondo. Ma non sono le sole: sempre sui muri del quartiere Esquilino si legge «Hamas vincerà»e «Israele boia».Un attacco vigliacco, non un atto vandalico.Le scritte sono per la maggior parte firmate dal gruppo neofascista «Militia». La telecamera di sicurezza del mu

Danni subiti dalla macchina in un incidente stradale, risarcimento a 360 gradi

Massima tutela per i danni subiti dalle auto negli incidenti stradali. Infatti il proprietario della macchina ha diritto a vedersi anticipare tutte le spese necessarie per riparare il veicolo, compresa l’Iva e a essere risarcito del cosiddetto “fermo tecnico” e cioè il tempo in cui la macchia è dovuta necessariamente rimanere ferma. Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con una sentenza del 27 gennaio 2010 (si veda link sotto) ha precisato che “con riferimento al cosiddetto danno da fermo tecnico subito dal proprietario dell'autovettura danneggiata a causa della impossibilità di utilizzarla durante il tempo necessario alla sua riparazione, è possibile la liquidazione equitativa di detto danno anche in assenza di prova specifica in ordine al me­desimo, rilevando a tal fine la sola circostanza che il danneggiato sia stato privato del veicolo per un certo tem­po, anche a prescindere dall'uso effettivo a cui esso era destinato. L'autoveicolo è, difatti, anche durante la s

Giustizia: queste carceri somigliano sempre più a dei lazzaretti

di Fiorentina Barbieri (Difensore civico dell’Associazione Antigone) Terra, 28 gennaio 2010 Franco Ionta, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, ha appena risposto che non esistono ragioni ostative per l’ingresso in carcere dei giornalisti: l’appello era della stampa (il Manifesto) e delle associazioni (Antigone), ma anche di intellettuali e giuristi che in questi giorni, a vario titolo, vanno chiedendo che i penitenziari siano aperti a visite di rappresentanti degli organi di stampa per documentarne lo stato. Ionta sembra evidentemente entrare proprio nella logica dell’invito di Mauro Palma, che cioè a promuovere la campagna per autorizzare le visite dei giornalisti sia la stèssa amministrazione penitenziaria. Il nodo - dice Palma, presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, nonché fondatore di Antigone - è nella necessità di esprimere "una richiesta di riappropriazione sociale del problema carceri, una question

"Vaffa" si puo' dire ma non al vicino di casa.

Sarà pure vero che il "vaffa" è ormai diventato "di uso comune" e che in alcuni contesti è tollerato ma tra vicini di casa dirlo resta sempre un reato. Il monito arriva dalla Corte di cassazione che, con una sentenza di oggi, ha accolto il ricorso della procura di Ancona presentato contro l'assoluzione decisa dal Giudice di Pace sulle vicende di un cittadino che aveva proferito un liberatorio "vaffa" nei confronti di un vicino di casa. Non siamo lontani dai tempi in cui, ha precisato la V sezione penale, la cassazione aveva sdoganato il "vaffa" in alcuni contesti perchè, avevano sostenuto i giudici, si tratta di una parola "ormai diventata di uso comune". Ma tra vicini di casa le cose stanno diversamente, dice la Suprema Corte. "Proprio perchè - motivano gli Ermellini - coinvolge la vita di relazione quotidiana tra vicini di casa la parola "vaffa", non perde la valenza spregiativa dell'onore che contiene in sè. In

Bonus bebè per gli ucraini in Italia

Per incrementare le nascite e sostenere le famiglie, l’Ucraina ha introdotto da qualche anno un “bonus bebè” che cresce con il numero di figli. Per il primogenito i genitori (naturali o adottivi) ricevono 13.904 gryvni (circa 1.105 euro), per il secondogenito 28.440 gryvni (2.362 euro), per il terzogenito e i successivi 56.880 gryvni (4.724 euro), in parte alla nascita del bambino, il resto a rate mensili. I pagamenti sono bloccati se i genitori maltrattano il bambino, se perdono la patria potestà, se non usano i soldi per il suo sostentamento o la sua educazione e se il bambino viene preso in carico da un istituto statale. Il bonus spetta anche ai cittadini ucraini che abitano all’estero, a patto che siano registrati all’istituto ucraino di previdenza sociale e abbiamo mantenuto comunque la residenza in patria. È un’occasione quindi che potrebbero cogliere anche molti ucraini in Italia. Per ricevere il bonus, i genitori possono rivolgersi personalmente all’ufficio della previdenza s

Presupposti per il rilascio del permesso di soggiorno per lavoro agli extracomunitari

(T.A.R. Emilia Romagna - Bologna Sentenza 15.1.2010 n. 121 - Dario Immordino) A norma dell'art. 4 comma 3 del D.lgs. n. 286/1998, l'ingresso nel territorio nazionale è consentito allo straniero che dimostri di essere in possesso di idonea documentazione atta a confermare lo scopo e le condizioni del soggiorno, nonché la disponibilità di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno, conformemente all'art. 5 del D.lgs. n. 286/1998. Di conseguenza il permesso di soggiorno e il suo rinnovo devono essere rifiutati allo straniero che, pur essendo stato in possesso di un titolo autorizzatorio rilasciato per motivi di lavoro subordinato, non ha svolto attività lavorativa e dunque non è stato in grado di dimostrare il possesso di sufficienti mezzi di sostentamento proprio e dei familiari conviventi. Circostanza questa che, eventualmente congiunta a condanne per porto abusivo di armi, resistenza a pubblico ufficiale e minacce, denota una situazione di scarso inserime

Ponti mobili su ruote: utilizzo in sicurezza e linee guida

In merito allo spinoso problema dell’alto numero di incidenti nel comparto delle costruzioni in relazione ai lavori in quota, PuntoSicuro raccoglie e presenta informazioni che possano essere utili alle politiche di gestione del rischio e all’applicazione di idonee misure di prevenzione. In questo articolo abbiamo deciso di presentare alcuni documenti destinati alla conoscenza di una particolare attrezzatura di lavoro: il ponte su ruote a torre. Di questa attrezzatura di lavoro parla in specifico la “Scheda Tecnica n° 25: ponte su ruote a torre (trabattelli)” elaborata dal Servizio Prevenzione e Protezione dell’Azienda Ospedaliera S.Orsola Malpighi. Cos’è un ponte su ruote a torre? Il ponte su ruote a torre, chiamato anche trabattello, è “un ponteggio mobile, costituito da tubi metallici e tavole (elementi prefabbricati), che dispone di una stabilità propria” e che presenta uno o più impalcati “collocati a quote differenti denominati ponti e sottoponti”. Questo tipo di attrezzatura, dot

Iran, impiccati due uomini per le proteste di ottobre

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Due persone sono state impiccate oggi in Iran. Lo rende noto l'agenzia Isna, citando un comunicato delle procura generale di Teheran. I due uomini sono stati accusati di essere mohareb (nemici di dio), per aver preso parte alle dimostrazioni anti governative dello scorso ottobre. Uno dei due uomini è stato ritenuto colpevole di appartenenza ai Mujaheddin del Popolo (Mko), l'altro invece di essere un militante di una organizzazione monarchica e di aver cercato di rovesciare il regime islamico. "Nel complesso a seguito dei disordini e delle azioni controrivoluzionarie di questi mesi, in particolare nel giorno dell'Ashura, la Corte ha considerato i casi di alcuni imputati, ed emesso 11 condanne a morte", scrive la Isna. dapeacereporter

Assunzione di rumeni e bulgari: nel 2010 è necessaria ancora la richiesta del nulla osta

Min. Interno Circolare 20/01/2010, n. 2 Il Ministero dell'iInterno e quello del Lavoro, con la circolare 20 gennaio 2010 n.2, rendono noto che è prorogato per tutto il 2010 il regime transitorio relativo alle procedure di assunzione con contratto di lavoro subordinato per bulgari e rumeni. A dire il vero il Ministero dell'Interno con la circolare del 3 dicembre u.s. (num. prot. 7881) aveva già anticipato la decisione governativa di voler continuare ad avvalersi del regime transitorio per un ulteriore anno. Viene confermata l'assunzione diretta dei cittadini neocomunitari se occupati in alcuni settori produttivi o per alcune professionalità, quali: agricolo e turistico alberghiero, lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio, metalmeccanico, dirigenziale e altamente qualificato e lavoro stagionale. Si evidenzia che la circolare n. 2/2010 ricomprende tra i casi che ammettono l'assunzione diretta anche quelli previsti dall'art. 27 T.U. immigrazione che con

Lettere: i detenuti, da varie carceri, scrivono a Riccardo Arena

www.radiocarcere.com, 27 gennaio 2010 La degradata galera di Agrigento. Caro Arena, abbiamo letto con piacere quanto hai scritto l’altra settimana sulla pagina di Radiocarcere del Riformista in merito al carcere di Agrigento. È tutto vero! Infatti siamo costretti a vivere in tre detenuti dentro celle chiamate cubicoli, fatte per ospitare solo un detenuto e grandi appena 6 mq. Celle non solo piccole, ma anche rovinate. Appena fuori piove, acqua dal soffitto, mentre le altre sono invase da infiltrazioni causate dalla rottura delle tubazioni. Anche il diritto alla salute qui è a rischio. Mancano le medicine e una adeguata assistenza sanitaria. Per il resto siamo abbandonati a noi stessi, senza lavoro e senza un supporto psicologico. Non a caso qui spesso ci sono tentativi di suicidio, altri sniffano il gas dalle bombolette ed altri ancora si tagliano le braccia. Sappi che anche che noi del carcere di Agrigento abbiamo protestato pacificamente contro le nostre precarie condizioni di vita.

Più alta l’indennità per l’ingiusta detenzione ai giovani incensurati

Lievita l’indennità per l’ingiusta detenzione di persone giovani e incensurate. Infatti, oltre al calcolo aritmetico il giudice deve aggiungere anche i danni sopportati dal ragazzo sia sul piano fisico che su quello morale. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con una sentenza destinata all’ufficio del massimario (si veda link sotto), ha sottolineato l’importanza della valutazione equitativa dei danni sofferti in caso di ingiusta detenzione confermando la decisione della Corte d’Appello di Napoli che per tre giorni di carcere e undici di detenzione domiciliare aveva previsto un indennizzo (in favore di una giovane universitaria incensurata) di oltre 33mila euro. "Posto che quel il criterio aritmetico - si legge in sentenza - deve essere tenuto presente quanto meno come dato di partenza della relativa valutazione indennitaria ponendosi esso come dato oggettivo di equità valutabile dal giudice, anche in riferimento alle modalità, più o meno affllttive, della detenzione - ove il

Immigrazione, Maroni: «Un centro di identificazione e di espulsione in ogni regione»

«L'idea del governo è che ci debba essere un centro di identificazione ed espulsione in ogni regione e quindi anche in Toscana». Lo ha dichiarato oggi il ministro dell'Interno Roberto Maroni a Prato in occasione della firma del nuovo 'Patto per Prato sicura 2010'. «Però - ha aggiunto - siamo nella fase della valutazione dei siti. Stiamo sentendo le autorità locali, le regioni, le province e i comuni: vogliamo fare una scelta oculata. La scelta non è stata ancora fatta per la Toscana, come per le altre regioni». Il ministro ha poi sottolineato che «si sta facendo molto sul fronte della prevenzione, il messaggio che ora sta passando nei Paesi del Maghreb è che l'Italia non è più un posto dove si sbarca e si resta senza problemi. L'ultimo sbarco è avvenuto in Corsica e a mio parere non è un caso». Il titolare del Viminale ha proseguito ricordando che in Italia gli sbarchi nel 2009 sono stati 9.573 contro i 36.951 del 2008 con una riduzione del 74% su base annua. «Q