Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

La verita' sulle stragi

27 dicembre 2009
Firenze. Siamo stanchi, stufi e amareggiati. Abbiamo visto i nostri figli morire e altri perdere la capacità di vivere la loro vita e non abbiamo avuto giustizia.

Fino a quando è stato vivo il magistrato Chelazzi abbiamo sperato, oggi siamo certi che quel tempo sia finito. Noi, le parti lese, sappiamo che molti sono i collaboratori di giustizia che potrebbero dire la loro sui “mandanti esterni alla mafia” per il massacro di via dei Georgofili, ma la bocca ai collaboratori l’hanno tappata tanto tempo fa. Non parliamo poi di intercettazioni e “41 bis”, le prime vengono precluse a priori ogni qualvolta è nominato un politico e in Italia, si sa, le stragi del 1993 le ha volute proprio la politica. Il “41 bis” lo hanno tolto negli anni a soggetti come Salvatore Benigno e Gioachino Calabrò, due stragisti. Nel frattempo fanno finta che il “41 bis” funzioni giusto per salvare la faccia, ma visto che soprattutto è la pelle che devono salvare, sicuramente troveranno il sistema di levarlo anche ai fratelli Graviano, anche perché i boss della potente famiglia mafiosa di Brancaccio più volte hanno mandato “inviti” in quel senso. Ci deve essere una presa di coscienza generale da parte di chi con le stragi del 1993 non ha avuto nulla a che fare. Non lo chiedo solo per noi ma per quanti oggi soffrono per questa nostra Repubblica che mai ha risentito di un momento così grave per mancanza di democrazia .

Cordiali saluti

Giovanna Maggiani Chelli
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

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