C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

1/Gaza Freedom March: l’Egitto minaccia gli attivisti

1/Gaza Freedom March: l’Egitto minaccia gli attivisti ma i
manifestanti si stanno concentrando a Il Cairo

Si sta ulteriormente irrigidendo nelle ultime ore la posizione delle
autorità egiziane, di pari passo con l’intensificarsi delle pressioni
statunitensi e israeliane sul regime fantoccio di Mubarak. Il
corrispondente de Il Manifesto in Medio Oriente Michele Giorgio
informa che il ministero degli esteri del Cairo ha prima
categoricamente vietato l’ingresso a Gaza ai partecipanti alla «Gaza
Freedom March» e subito dopo ha revocato l’autorizzazione anche a
«Viva Palestina», il convoglio umanitario guidato dal parlamentare
britannico socialista George Galloway partito da Londra il 6 dicembre
e che, dopo aver attraversato vari paesi europei, Turchia, Siria e
Giordania, è giunto il 24 dicembre al porto di Aqaba, pronto ad
attraversare il golfo e a percorrere le ultime centinaia di km fino a
Rafah. Galloway aveva ricevuto l’assicurazione che il 27 sarebbe
entrato nella Striscia di Gaza ma ora gli egiziani sono disposti a far
entrare solo gli aiuti e non le persone, peraltro non attraverso Rafah
ma per il valico israeliano di Kerem Shalom. Una doppia beffa per chi
ha come obiettivo dichiarato proprio quello di rompere il blocco
israeliano di Gaza ad un anno esatto da «Piombo fuso».
Il Cairo ora minaccia di impedire in ogni modo l’accesso dei 1.400
attivisti internazionali ad El Arish, la cittadina nel nord del Sinai
situata a poche decine di km da Rafah, che dovrebbe diventare il punto
di raduno della «Gaza Freedom March», prima dell’ingresso a Gaza.
Inoltre continua ad avvertire che qualsiasi protesta pubblica, anche
la più pacifica, e «violazioni della legge» da parte dei cittadini
stranieri verrà dispersa con la forza. Un ammonimento da prendere sul
serio in un paese dove i diritti degli oppositori vengono
sistematicamente calpestati.

Nonostante l'ulteriore irrigidimento della posizione egiziana, che
nelle ultime ore ha confermato che non consentirà né l'accesso alla
Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah né altre manifestazioni
politiche ai 1400 attivisti che da 43 paesi del mondo stanno
convergendo al Cairo, il comitato organizzatore della grande
manifestazione internazionale ha confermato che la marcia ci sarà
comunque e che sarà utilizzato qualunque mezzo a disposizione per
attraversare il confine e violare così un embargo che ormai da tre
anni sta strozzando la popolazione palestinese del piccolo territorio
assediato da un lato da Israele e dall’altro dall’Egitto. Dall’Italia
sono in totale 140 gli attivisti che parteciperanno all’iniziativa,
organizzati con il Forum Palestina e con Action for peace; molti di
loro sono già arrivati in Egitto a partire da ieri mattina per
cominciare a prendere contatto con le delegazioni degli altri paesi e
rafforzare le pressioni sul governo egiziano. «Tutte le organizzazioni
promotrici hanno confermato l’intenzione di procedere come stabilito»
- ha detto al Manifesto Germano Monti, del Forum Palestina - «Il
divieto egiziano non è da sottovalutare ma occorre tenere presente che
nessuna delegazione entrata a Gaza nell’ultimo anno è mai stata
autorizzata preventivamente. Bisogna far crescere la pressione sul
governo egiziano affinché revochi un divieto improvviso, motivato con
ragioni pretestuose, dopo che da mesi l’associazione (statunitense)
Code Pink aveva concordato sia la data di ingresso nella Striscia che
quella di uscita».

Dello stesso parere l’ex vicepresidente del Parlamento europeo e
rappresentante di Action for Peace Luisa Morgantini. «I partecipanti
stanno arrivando, l’iniziativa resta in piedi nonostante i grossi
ostacoli che sta ponendo il governo egiziano. Noi continueremo a
premere sulle autorità locali, cercando di convincerle dell’importanza
della nostra iniziativa per la popolazione di Gaza. Dobbiamo auspicare
che, con il trascorrere dei giorni, l’atteggiamento egiziano diventi
più flessibile». Il 31 Dicembre la Marcia internazionale dovrebbe
unirsi ad una grande manifestazione che vedrà migliaia di palestinesi
dalla Cisgiordania recarsi al valico di Herez per cercare di
oltrepassarlo.
La tensione tra Egitto e Gaza è altissima da quando il regime di
Mubarak ha iniziato la costruzione di un nuovo muro sul confine
meridionale della Striscia, un muro di acciaio che si incunea nelle
profondità del terreno per ben 18 metri in modo da impedire l'uso dei
tunnel che in questi tre anni hanno consentito alla popolazione di
Gaza di alleggerire lievemente l' assedio criminale cui è sottoposta.
Finora gli appelli provenienti da associazioni e gruppi politici a
lasciar passare la marcia che hanno tempestato le ambasciate egiziane
in tutto il mondo non hanno convinto le autorità del Cairo, che hanno
anzi citato i "messaggi antiegiziani giunti da più parti" come
ulteriore scusa per bloccare la mobilitazione. Il riferimento è
all’invito da parte di alcuni gruppi di solidarietà con la causa
palestinese a boicottare il turismo occidentale in Egitto, per
convincere il Cairo a rinunciare ad una tolleranza nei confronti delle
politiche militariste e colonialiste israeliane che negli ultimi tempi
è diventata piena complicità.
Appelli alla mobilitazione e dichiarazioni di sostegno o adesione alla
Marcia arrivano da ogni luogo, dai comitati popolari di Bil'in e
Nil'in, località simbolo della lotta contro il muro israeliano in
Cisgiordania, fino ad arrivare alle reti di ebrei contro l’occupazione
di vari paesi del mondo, tutti i movimenti politici palestinesi,
organizzazioni sindacali e partiti di sinistra e progressisti di ogni
parte del globo, veterani della lotta contro l'Apartheid sudafricana e
reduci dell'olocausto nazista.

2/Pressing sull'Egitto e manifestazioni oggi e domani in tutta Italia
a sostegno della Gaza Freedom March

Il comitato organizzatore della Gaza Freedom March continua ad
invitare tutti a far sentire la propria voce per chiedere al Cairo di
cambiare posizione, inviando le proprie proteste per email o per fax o
chiamando le ambasciate egiziane nei vari paesi. Domani a Roma dalle
11 alle 13.30 si terrà di fronte all'ufficio del turismo egiziano in
via Bissolati 19 un volantinaggio di protesta contro la posizione del
governo del Cairo.
Invece Free Palestine, la piattaforma che da tempo promuove iniziative
in solidarietà del popolo palestinese ha indetto per oggi 27 dicembre
''ad un anno dal massacro di Gaza'', un presidio in piazza Castello, a
Torino ''per dimostrare la vicinanza alla gente di Gaza''. ''Il
Governo israeliano - ricorda Free Palestine - sabato 27 dicembre 2008
lanciò un massiccio attacco militare su Gaza: centinaia di bombe su
240 obiettivi, nella zona più densamente popolata del mondo uccidendo
centinaia di persone e ferendone migliaia, in buona parte civili. La
tragedia arrivò dopo due anni di assedio in cui Gaza fu tagliata fuori
dal resto del mondo producendo la più grave crisi umanitaria
dall'inizio dell'occupazione israeliana, con il 79,4% della
popolazione della Striscia sotto la soglia di povertà, ed un tasso di
disoccupazione del 45,5%. Noi vogliamo far sentire la nostra
solidarietà a questa persone che hanno, come unica 'colpa' quella di
chiamarsi palestinesi e essere nati in Palestina''.

3/ I partecipanti al "Convoy to Gaza" si preparano allo sciopero della fame

Alcuni dei partecipanti al convoglio organizzato da Viva Palestina,
www.vivapalestina.org, hanno iniziato, oggi 27 dicembre, alle ore
11.25 uno sciopero della fame per protestare contro il rifiuto del
governo egiziano di permettere l'ingresso in Egitto del convoglio.

Trattative diplomatiche sono in corso tra i governi turco e egiziano
sull'ingresso del convoglio in Egitto. IHH, la maggiore organizzazione
umanitaria turca, ha 63 veicoli presenti nel convoglio..

Anche il governo siriano ha fornito aiuti e veicoli, come il governo
della Malesia. Più di 400 persone di 17 paesi stanno partecipando al
convoglio di 150 veicoli, che sta trasportando aiuti sanitari,
umanitari e per le scuole a Gaza.

Il convoglio, come è noto è partito da Londra il 6 dicembre e ha
percorso circa 3.000 miglia (5.000 km) attraverso l'Europa e il Medio
Oriente. Ma ora il convoglio e il suo carico di aiuti è fermo al porto
giordano di Aqaba essendo stato negato l'ingresso in Egitto.

Il deputato inglese, George Galloway, che viaggia con il convoglio ha
dichiarato: 'Israele ha tenuto Gaza sotto assedio per tre anni e mezzo
contro il diritto internazionale. Non ha permesso l'ingresso di aiuti
o di materiali per la ricostruzione dopo l'attacco di inizio anno.. Il
nostro convoglio è determinato a rompere l'assedio e a far arrivare
rifornimenti urgenti e necessari.
Le condizioni psicologiche sono ottime nel nostro compound a Aqaba, e
non andremo da nessuna parte eccetto che a Gaza.'

Alle 11.25 del 27 dicembre 2008 Israele ha sganciato la sue prime
bombe sulla popolazione assediata di Gaza. In tre settimane di
attacchi aerei, dal mare e via terra, più di 1.400 palestinesi sono
stati uccisi.

I partecipanti allo sciopero della fame consumeranno solo liquidi fino
al momento in cui sarà permesso entrare in Egitto..

I membri del convoglio hanno organizzato nel primo anniversario
dell'inizio dell'operazione piombo fuso una dimostrazione insieme ai
giordani. In serata più di 1400 candele saranno accese per una vigil.

Il convoglio è stato organizzato da Viva Palestina e dalla
associazione Palestine Solidarity Campaign, la più grande
organizzazione inglese di solidarietà con il popolo palestinese.

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Informazioni e contatti:
http://comitatopalestinabologna.blogspot.com/
comitatopalestinabologna@gmail.com

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