La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Collaboratore de "Il Giornale" si autoinvia un falso messaggio delle BR

Simulazione di reato e procurato allarme. Questi i reati per cui è stato denunciato alla procura dalla Digos il giornalista collaboratore della redazione genovese de Il Giornale, Francesco Guzzardi, accusato di essersi auto inviato un messaggio minatorio corredato da stella a cinque punte. Questo il testo del mesaggio: "Non abbiamo ancora deciso se spaccare prima il culo al vostro servo Gizzardi l'infame della Valbisagno e degli sbirri o passare prima da voi molto presto lo scoprirete". Il messaggio, scritto a mano, era stato messo sotto la porta della redazione de Il Giornale di viale Brigate Partigiane la scorsa settimana e conteneva anche minacce nei confronti del capo della redazione, Massimiliano Lussana. C'era stata un'immediata denuncia alla polizia. La stella a cinque punte aveva spinto gli agenti della Digos ad farsi carico del caso. Il giornalista era stato convocato in questura. Una semplice prova calligrafica aveva fatto emergere la verità. Guzzardi ha ammesso di avere vergato il mesaggio dicendo di essere stato oggetto di minacce insieme ad altri membri della sua famiglia da parte di malavitosi e di nomadi della periferia genovese in seguito alla propria attività di giornalista nel quartiere della Valbisagno e di avere scelto questo "singolare" modo per sollevare il caso e fare partire un'indagine.

fonte: senzasoste

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