Kabul val bene un massacro
Tolto l'embargo all’Uzbekistan, diventato vitale per a prosecuzione della guerra in Afghanistan, dove le truppe alleate continuano a perdere terreno
L'Unione europea ha deciso di togliere l'embargo contro l'Uzbekistan, imposto quattro anni fa dopo la strage di Andijan del 13 maggio 2005, quando centinaia, forse migliaia di persone vennero trucidate dall'esercito del dittatore uzbeco, Islam Karimov, che poi perseguitò, imprigionò e torturò tutti coloro che osarono denunciare questsD
Perché questo perdono? Per i "passi avanti" compiti in questi anni dall'Uzbekistan nel rispetto dei diritti umani, ha dichiarato l'Ue. "Balle!", ha ribattuto Humand Rights Watch, spiegando che la situazione nel paese centrasiatico non è migliorata di un millimetro.
Ma allora, perché?
Usa e Nato hanno bisogno dell'aiuto di Karimov. La vera ragione per cui l'Europa ha deciso di riappacificarsi con il sanguinario regime di Karimov è che l'Occidente si trova ad avere disperatamente bisogno dell'Uzbekistan per proseguire la sua guerra d'occupazione in Afghanistan.
Dopo la chiusura delle linee di rifornimento pachistane, a causa dei continui attacchi talebani ai convogli, le truppe alleate sono state costrette ad aprire un canale alternativo a nord, attraverso il Tagikistan. Ma i talebani hanno iniziato ad attaccare regolarmente anche questa nuova via, in particolare nella provincia frontaliera di Kunduz.
Da qui la necessità, per Stati Uniti e Nato, di trovare una soluzione sicura e definitiva. L'unica è la strada che entra dall'Uzbekistan e poi scende a sud attraverso la tranquilla regione di Mazar-i-Sharif, regno del famigerato criminale di guerra uzbeco Abdul Rashid Dostum, al momento alleato di Karzai e degli Stati Uniti.
La rimozione dell'embargo da parte dell'Unione europea è quindi il primo necessario passo per intavolare con Karimov una trattativa sul transito dei convogli alleati in territorio uzbeco.
I talebani conquistano il Nuristan e minacciano Kabul. La rotta uzbeca consentirà ai rifornimenti Usa e Nato di aggirare la zona talebana di Kunduz e di raggiungere il valico di Salang sull'Hindu Kush, da dove poi la strada scende verso l'altipiano di Shomali fino Kabul. Questa, oggi, è rimasta l'unica via d'accesso alla capitale non controllata dai talebani.
Ma presto le cose potrebbero cambiare perché la guerriglia si sta notevolmente rafforzando anche nelle regioni a nord-est di Kabul. Soprattutto ora che le truppe statunitensi si sono completamente ritirate dalla provincia del Nuristan.
Dopo anni di dure battaglie combattute tra le montagne di questa impervia regione, il comandante Stanley McChrystal ha ordinato la chiusura e l'abbandono di tutte le basi avanzate nella regione per tutto il periodo invernale a causa delle difficoltà di rifornirle: via terra non è possibile perché ci sono i talebani, via elicottero nemmeno perché i talebani hanno imparato ad abbatterli - come hanno ripetutamente dimostrato negli ultimi giorni.
Così il Nuristan è stato lasciato in mano alle milizie talebane di Qari Ziaur Rahman. Qualche centinaio di marines è stato lasciato solo nel capoluogo provinciale, Parun, a protezione del governatorato. Un obiettivo, questo, che ai talebani non interessa: per loro il Nuristan - le sue vette, le sue foreste, le sue gole - rappresenta una roccaforte ideale da dove lanciare operazioni in direzione ovest, verso Laghman e Kapisa - già infiltrate dai talebani - e da lì verso la strada che dal valico di Salang scende a Kabul.
Enrico Piovesana peacereporter
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