Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Respinti dieci migranti in Tunisia

del Gruppo EveryOne


Firenze, 30 settembre 2009. La mattina di martedì 29 settembre dieci profughi erano stati rilevati dalle autorità italiane 32 miglia a sudovest di Pantelleria, a bordo di una piccola imbarcazione in deriva.
La presenza del gommone era stata segnalata da un motopesca nella prima mattina, e una motovedetta italiana della Guardia Costiera, accompagnata da un elicottero, si era immediatamente recata sul posto.


Il Gruppo EveryOne aveva allertato le autorità internazionali, inviando già in mattinata un appello urgente all'Alto Commissario ONU per i Rifugiati, all'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani e al Consiglio d'Europa, chiedendo che si vigilasse attentamente sulle procedure di accoglienza per evitare un eventuale respingimento in violazione della Convenzione di Ginevra o altri abusi.


Purtroppo, nonostante la tempestività di EveryOne, i migranti, dopo essere stati intercettati a bordo dell’imbarcazione nei pressi di una piattaforma petrolifera, in acque di competenza tunisina per quanto riguarda le operazioni di ricerca e soccorso, sono stati raccolti da una motovedetta tunisina e respinti. Lo ha riferito in serata direttamente agli attivisti del Gruppo Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati.


Il respingimento è avvenuto nella completa inosservanza delle norme internazionali che tutelano il diritto di asilo e la protezione umanitaria e sussidiaria. Per non parlare della palese violazione in concorso, da parte delle autorità tunisine e italiane, della Convenzione on Marittime Search and Rescue (Sar) del 1979, che impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare, senza distinguere a seconda della nazionalità o dello status giuridico, stabilendo altresì, oltre l’obbligo della prima assistenza, anche il dovere di sbarcare i naufraghi in un “luogo sicuro”.


Solo una settimana fa, l'Alto commissario ONU per i Rifugiati (Unchr), Antonio Guterres, aveva lanciato un forte appello all'Italia affinché fermasse i respingimenti di immigrati verso la Libia, che non può garantire la protezione dei richiedenti asilo e dove le condizioni di detenzione sono «terrificanti».


Ricordiamo però che anche la Tunisia, assieme a Etiopia, Somalia, Eritrea, Egitto e Algeria, secondo Amnesty International, è uno dei Paesi in cui "i Diritti Umani sono rispettati solo a parole". Ancora una volta, un crimine contro l’umanità si è compiuto nelle nostre acque. Ancora una volta, stampa, politici e istituzioni hanno mantenuto un silenzio omertoso che non fa che avvallare queste terribili violazioni dei diritti umani.


Gruppo EveryOne

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