La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Giustizia: carceri disastrate; tra poveri, malati, tossici e bimbi

di Rossella Anitori

Terra, 27 agosto 2009



Presentato il dossier sullo stato delle prigioni italiane. Rita Bernardini: "I minori sono più del doppio di quanto si pensava e il deficit di personale relativo alla polizia penitenziaria, stimato per 5.000 unità, in realtà supera le 8.000".

Ladri di polli, tossicodipendenti, persone in attesa di giudizio e bambini. Sono questi gli ospiti delle patrie galere. L’istituzione carceraria in Italia ha toccato il fondo. A una situazione di sovraffollamento divenuta ormai cronica si aggiungono dettagli sconcertanti che riguardano la popolazione carceraria e lo stato dei penitenziari. Nei carceri si registra un esubero di oltre 20mila ospiti: a fronte di una capienza regolamentare di 43.251 posti, sono oltre 63mila i reclusi. Per la maggior parte sono detenuti comuni, finiti dietro le sbarre per reati connessi alla droga (41,5 per cento) o contro il patrimonio Oltre la metà è in attesa di giudizio.

Per il 25 per cento sono tossicodipendenti, per il 35,8 stranieri. Ma non tutti i reclusi sono direttamente imputati di un crimine: nelle carceri dello Stivale ci sono, infatti, oltre un centinaio di bambini. Per la precisione: 116. Eccetto rari casi non escono mai, restano in cella con le proprie madri e la maggior parte dei penitenziari non è dotata di strutture dedicate. È quanto emerge dal dossier sullo stato delle prigioni italiane, elaborato grazie ai dati raccolti durante l’iniziativa "Ferragosto 2009 in carcere" a cui hanno partecipato 167 fra deputati, senatori, consiglieri regionali e garanti per i diritti dei detenuti.

Si è trattato della più grande azione di sindacato ispettivo mai effettuata in Italia. Il sopralluogo ha riguardato la quasi totalità dei penitenziari, sono stati censite 186 galere su un totale di 217 strutture, compresi carceri minorili e ospedali psichiatrici giudiziari. "La prigione in Italia è incostituzionale sostiene Rita Bernardini, deputata radicale nelle liste del Pd e promotrice dell’iniziativa -. L’articolo 27 non viene considerato.

Lo stato di degrado va ben oltre le previsioni degli ultimi mesi: i bambini sono più del doppio di quel che si pensava e il deficit relativo al personale di polizia penitenziaria, stimato per 5.000 unità, supera in realtà le 8.000, con conseguenze rilevanti sulle attività di trattamento dei detenuti". Nell’ultimo girone dell’inferno dantesco, dove la stessa nozione di diritto perde senso, c’è chi preferisce la morte alla vita e chi se la prende con se stesso: sono 33 i casi di suicidio in carcere dall’inizio dell’anno e 3.974 i detenuti che praticano l’autolesionismo.

"Nel carcere di Favignana in Sicilia - racconta Roberto Giachetti, deputato del Pd - la situazione è oltre i limiti di tollerabilità: le celle sono sottoterra, la temperatura media è di circa 40 gradi e l’intonaco delle pareti si stacca per l’umidità ". Fabio Evangelisti, deputato dell’Idv riporta invece la storia di chi in segno di protesta si è cucito la bocca e denuncia la marginalità sociale di chi finisce in carcere. "Ho conosciuto un uomo dice - finito 9 mesi dietro le sbarre per aver rubato una manciata di spiccioli in sacrestia".

Storie di disperazione e violenza che, secondo Rita Bernardini, avvalorano la necessità di creare un’anagrafe pubblica delle carceri, per monitorare costantemente questa realtà e progettare interventi. Conoscere il fenomeno è infatti essenziale per non cadere nelle trappole del governo. Di fronte alla carenza di personale che rende impraticabile l’ipotesi di aprire nuovi reparti e utilizzare i penitenziari - circa 50 - già esistenti, l’esecutivo annuncia la costruzione di nuove carceri.

"Pura demagogia - sostiene Sergio D’Elia, segretario generale di Nessuno tocchi Caino -. L’intento è solamente quello di far credere a un’opinione pubblica non informata, impaurita e maltrattata che la soluzione ci sia già". La realtà però è un’altra: il nostro Paese viene accusato in Europa per come si comporta nei tribunali e nelle carceri. Nonostante decine di condanne continua però imperterrito, comportandosi proprio come un delinquente abituale e recidivo.

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