Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Non è reato il furto di know how senza danni per l'azienda

Il lavoratore che rivela notizie riservate sull'attività dell'azienda può essere condannato soltanto se ciò provoca danni concreti al datore di lavoro. Se invece non ci sono conseguenze il reato di "rivelazione di documenti segreti" non può essere nemmeno contestato. Lo sottolinea la Cassazione annullando le sentenze che sia in primo sia in secondo grado avevano condannato tre dipendenti di una società di marketing di Prato. I tre impiegati, per diversi mesi fino al 3 aprile 2001, avevano sistematicamente sottratto notizie relative a clienti, preventivi e pianificazioni pubblicitarie dell'azienda con l'intento di mettersi in proprio utilizzando le informazioni raccolte, compresi i software di gestione e altri programmi informatici. I giudici della quinta sezione penale, con la sentenza n. 17744/09, hanno annullato del tutto le condanne perché "il fatto non sussiste". Una sentenza assolutoria adottata nonostante il procuratore generale avesse invece chiesto di dichiarare il reato "estinto per prescrizione". "La rivelazione del contenuto di documenti segreti - scrive la Corte - costituisce reato solo se dal fatto deriva un danno a colui che abbia il diritto alla segretezza di quei documenti". La Cassazione evidenza invece che "la sentenza ha accertato che non vi fu alcun danno, dal momento che di quei documenti non venne fatto alcun uso". I tre dipendenti erano stati infatti bloccati prima che riuscissero ad utilizzare quelle notizie trafugate per mettere in piedi la propria attività. (D.Ca.) guida al diritto/sole24ore

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